sabato 13 agosto 2016

Pape Satan, pape Satan Aleppe...

Ho appena concluso la lettura di Pape Satan Aleppe di Umberto Eco. Ultimo suo libro. Da qui il titolo del post. Con questa lettura ho colmato una mia lacuna letteraria, non avendo mai letto un libro (articoli e interviste sì, libri mai), di Eco. Leggendolo mi sono venute in mente alcune considerazioni, che ho voglia di condividere qui, il libro è una raccolta di 20 anni circa di "Bustine", ossia degli interventi di Eco, nella sua rubrica sull' "Espresso". In questi brevi interventi, dice la sua su tempi che corrono, su vari aspetti, dalla Filosofia, alla Scienza, alla Politica, al Costume, alla Comunicazione, etc etc... Devo dire che in molte osservazioni mi ci ritrovo e altre sono state illuminanti. Ve ne consiglio la lettura, libro corposo, ma di facile lettura e di bello stile. Passato lo spot editoriale, c'è un tema tra quelli trattati che mi sta a cuore. L'uso del linguaggio e l'obbiettività. In più di una bustina Eco osserva come ultimamente siamo fuori misura un po' su troppe cose, non chiamandole con il loro nome, o accapigliandoci su questioni davvero effimere, tendendo all'esasperazione della faziosità e dei termini. Sulla questione più modestamente avevo scritto anch'io, nel mio eremo virtuale (il mio blog personale). Ed è visibile bene anche in questi giorni. Sul tema referendum costituzionale, per esempio, dove ormai si scontrano due fazioni in armi, pronte a tutto. I sostenitori del NO paventano lo scempio della Costituzione, il ritorno dell'Uomo forte, e una sorta di Erdoganizzazione dell'Italia (che da noi sarebbe una Renzizzazione), il primo passo per il totalitarismo... I sostenitori del Sì tacciano di bieco oscurantismo e inconcludenza gli avversari e ovviamente paventano la paralisi del paese se passa il No, con crolli della nostra economia e della nostra credibilità a livello del sistema solare  (saremmo alla stregua di Plutone, planetoide notoriamente inaffidabile). Ovviamente in questa discussione ragionare è impossibile, chi lo fa è passibile di essere accusato di collaborazionismo col nemico.  Se ne conclude che comunque vada questo referendum il giorno dopo o saremo in dittatura o saremo "a cartoni". Verrebbe da dire che l'unica soluzione sia l'espatrio. Personalmente sul referendum sto meditando, e magari più avanti ne condividerò gli esiti (so che non interessa, ma trovo giusto dare il mio contributo a riempire la rete con riflessioni saccenti). Ora questo modo di porsi non è relegato solo agli esponenti e ai temi nazionali, ma arriva a cascata a livello di singolo elettore, tutti quelli che si sentono "parte" sentono il dovere di intervenire, ma sopratutto di intervenire con il coltello tra i denti. Per cui se uno niente niente dice a mezzabocca un'opinione diverse, magari sui social, diviene giusto subissarlo di contumelie e sopratutto additarlo al pubblico ludibrio. Se l'altro è anch'egli "parte" altra, reagirà pesantemente. La cosa che mi colpisce è che poi tali discussioni non rimangono relegate alle agorà virtuali dei social, ma ne escono, guastando i rapporti interpersonali. Per me ciò, cresciuto nelle riunioni di sezione del PSI di Oriago, dove ho letteralmente visto volare sedie, ma che poi si concludevano sempre al bar tra brindisi e risate, e dove alla fine ci si salutava con "notte compagni aea prossima", tutto questo è difficilmente comprensibile. E non posso dire di non averlo vissuto in prima persona. 
Ricordo verso la fine della mia esperienza in politica attiva, durante il dibattito per l'avvio della Città Metropolitana di Venezia, che i detrattori, tra cui va detto, per esempio chi governa Mira ora (e fiancheggiatori), paventavano una sostanziale "fascistizzazione" delle istituzioni locali, la fine della rappresentanza democratica, minacciavano le vie legali, l'incostituzionalità e via dicendo. Nel frattempo chi voleva entrare nel merito era sbertucciato e magari si cercava di non farlo parlare negli incontri pubblici. In talo modo si evitò di porre questioni concrete e di elaborare una posizione chiara. Intanto la città metropolitana è arrivata e non mi pare che il cittadino medio abbia perso particolari libertà... La domanda sorge spontanea: "e' servito questo atteggiamento?" "E' stato utile per il territorio?" E nel frattempo si è pure perso per strado il dibattito sulla Città della Riviera del Brenta, che in seno alla città Metropolitana avrebbe ben altro ruolo. Troppo spesso i nostri Sindaci si dichiarano incapaci su certe questioni perché "manca i schei" "no ghemo el personale" "i gà zà deciso" "staltri comuni gà zà fatto" e via dicendo. Ma come ho già avuto modo di dire, la città della Riviera nei fatti esiste, ne esistono i cittadini, le criticità, le tematiche, non esiste nei servizi, nelle risorse, nella Politica e nell'Istituzione. Ma si sà per qualcuno piccolo è bello. Probabilmente pensa al proprio intelletto.