Altro pregevole intervento del Procuratore Carlo Nordio, su cui dovremmo ben riflettere.
Quando Hitler invase la Polonia,
dopo essersi annesso, con la minaccia o con la forza, vari territori confinanti
- Austria, Sudeti, Boemia e Moravia Churchill disse che i governi europei
avevano fatto il gioco del coccodrillo: avevano
sperato che la bestia divorasse gli altri, senza capire che sarebbero stati
mangiati per ultimi. La strategia del coccodrillo è stata seguita, naturalmente
in guisa più modesta, dai vari partiti della prima repubblica durante la
tangentopoli del ‘92. Incapaci di vincere gli avversari, interni o esterni, con
le armi della politica, si sono affidati allo strumento improprio della
giustizia penale, inventandosi la favola, moralmente ipocrita e giuridicamente
grottesca, che il destinatario dell’informazione di garanzia dovesse, in attesa
del giudizio definitivo, essere estromesso dalle cariche e dalle funzioni. Alla
fine, come era immaginabile, furono travolti anche loro. Questa
strumentalizzazione ingenua e indecorosa si è accentuata nell’era
berlusconiana: tutti ricordano l’azzoppamento del cavaliere dopo la notifica,
peraltro a mezzo stampa, dell’informazione di garanzia durante un convegno
internazionale. Da allora la strategia del coccodrillo ha mietuto vittime praticamente
ovunque. I frutti più recenti sono raccolti dai pentastellati, favoriti dalle
vicende giudiziarie che hanno annichilito, almeno a Roma, i partiti
tradizionali. Benché infatti il programma dei grillini fosse piuttosto vago ed
incerto, il loro appello “all’onestà” è stato vincente e convincente. Come
logico corollario, essi hanno proclamato, con solennità palingenetica, che
anche la semplice iscrizione nel registro degli indagati doveva esser motivo di
allontanamento o di rinunzia alla candidatura. Il coccodrillo era sazio. In
realtà il coccodrillo non si sazia mai. Ed ora, con la vicenda Muraro,
l’appetito è ritornato. Per porvi un freno, gli amministratori romani fanno
quello che hanno fatto tutte le vittime precedenti: attribuiscono
all’informazione di garanzia il suo connotato fisiologico originario, peraltro
desumibile dalla sua stessa struttura lessicale: un atto dovuto, a tutela di
chi lo riceve. E quindi niente dimissioni, si vedrà a indagini concluse. Salvo
il fatto che la Muraro ha omesso di informare che aveva avuto notizia
dell’iscrizione nel registro degli indagati. E adesso fa tardivi distinguo
lessicali con l’avviso di garanzia. Apprendiamo il “revirement” con duplice
esultanza: come modesti giuristi, perché questo concetto lo abbiamo sempre
sostenuto, attirandoci le ire delle vestali del giustizialismo; e come
cittadini, perché pensiamo che le sorti degli eletti dal popolo non debbano
dipendere dalle aleatorie e dilatorie vicende processuali. Tuttavia questa
lodevole conversione garantista è contaminata, e forse compromessa, da due
eventi deplorevoli. Il primo, costituito dagli attacchi indecenti rivolti a
Cantone, al quale lo stesso sindaco aveva chiesto un parere sulla regolarità
della nomina della dottoressa Raineri. La quale, dimessasi tra mille polemiche,
ritornerà presumibilmente a fare il giudice. Un colossale pasticcio che
dimostra, tra l’altro, quanto sia urgente disciplinare l’incompatibilità di una
toga con qualsiasi altra carica extragiudiziale. Il secondo, costituito
dall’ennesima attribuzione ai soliti “poteri forti” di una volontà
complottistica volta a sabotare la giunta neocostituita. Un espediente puerile,
che dimostra l’inavvedutezza critica di chi è stato investito, senza adeguata
esperienza e preparazione, del potere di governare una città tanto complessa.
Sui cui destini già si riprende a gemere. Sperando che non siano, tanto per
restare in tema, lacrime di coccodrillo.
Carlo Nordio
Gazzettino del 6 settembre 2016
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