mercoledì 7 settembre 2016

Il Gioco del Coccodrillo



Altro pregevole intervento del Procuratore Carlo Nordio, su cui dovremmo ben riflettere.

Quando Hitler invase la Polonia, dopo essersi annesso, con la minaccia o con la forza, vari territori confinanti - Austria, Sudeti, Boemia e Moravia Churchill disse che i governi europei avevano fatto il gioco del coccodrillo:  avevano sperato che la bestia divorasse gli altri, senza capire che sarebbero stati mangiati per ultimi. La strategia del coccodrillo è stata seguita, naturalmente in guisa più modesta, dai vari partiti della prima repubblica durante la tangentopoli del ‘92. Incapaci di vincere gli avversari, interni o esterni, con le armi della politica, si sono affidati allo strumento improprio della giustizia penale, inventandosi la favola, moralmente ipocrita e giuridicamente grottesca, che il destinatario dell’informazione di garanzia dovesse, in attesa del giudizio definitivo, essere estromesso dalle cariche e dalle funzioni. Alla fine, come era immaginabile, furono travolti anche loro. Questa strumentalizzazione ingenua e indecorosa si è accentuata nell’era berlusconiana: tutti ricordano l’azzoppamento del cavaliere dopo la notifica, peraltro a mezzo stampa, dell’informazione di garanzia durante un convegno internazionale. Da allora la strategia del coccodrillo ha mietuto vittime praticamente ovunque. I frutti più recenti sono raccolti dai pentastellati, favoriti dalle vicende giudiziarie che hanno annichilito, almeno a Roma, i partiti tradizionali. Benché infatti il programma dei grillini fosse piuttosto vago ed incerto, il loro appello “all’onestà” è stato vincente e convincente. Come logico corollario, essi hanno proclamato, con solennità palingenetica, che anche la semplice iscrizione nel registro degli indagati doveva esser motivo di allontanamento o di rinunzia alla candidatura. Il coccodrillo era sazio. In realtà il coccodrillo non si sazia mai. Ed ora, con la vicenda Muraro, l’appetito è ritornato. Per porvi un freno, gli amministratori romani fanno quello che hanno fatto tutte le vittime precedenti: attribuiscono all’informazione di garanzia il suo connotato fisiologico originario, peraltro desumibile dalla sua stessa struttura lessicale: un atto dovuto, a tutela di chi lo riceve. E quindi niente dimissioni, si vedrà a indagini concluse. Salvo il fatto che la Muraro ha omesso di informare che aveva avuto notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati. E adesso fa tardivi distinguo lessicali con l’avviso di garanzia. Apprendiamo il “revirement” con duplice esultanza: come modesti giuristi, perché questo concetto lo abbiamo sempre sostenuto, attirandoci le ire delle vestali del giustizialismo; e come cittadini, perché pensiamo che le sorti degli eletti dal popolo non debbano dipendere dalle aleatorie e dilatorie vicende processuali. Tuttavia questa lodevole conversione garantista è contaminata, e forse compromessa, da due eventi deplorevoli. Il primo, costituito dagli attacchi indecenti rivolti a Cantone, al quale lo stesso sindaco aveva chiesto un parere sulla regolarità della nomina della dottoressa Raineri. La quale, dimessasi tra mille polemiche, ritornerà presumibilmente a fare il giudice. Un colossale pasticcio che dimostra, tra l’altro, quanto sia urgente disciplinare l’incompatibilità di una toga con qualsiasi altra carica extragiudiziale. Il secondo, costituito dall’ennesima attribuzione ai soliti “poteri forti” di una volontà complottistica volta a sabotare la giunta neocostituita. Un espediente puerile, che dimostra l’inavvedutezza critica di chi è stato investito, senza adeguata esperienza e preparazione, del potere di governare una città tanto complessa. Sui cui destini già si riprende a gemere. Sperando che non siano, tanto per restare in tema, lacrime di coccodrillo.

Carlo Nordio
Gazzettino del 6 settembre 2016

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