Le dimissioni di Mario Nava dalla Consob hanno alimentato il “sospetto inquietante” che si sia trattato solo di uno scontro di potere. Ma le istituzioni indipendenti vanno sottratte a queste logiche Perché hanno un ruolo essenziale nelle economie moderne.
Le dimissioni di Mario Nava
Sulle dimissioni di Mario Nava da presidente della Consob sarebbe opportuno qualche chiarimento.
Pur non avendo avuto occasione per conoscerlo personalmente, non ho dubbi sull’elevatissimo livello professionale di Nava. Ho pensato, e continuo a pensare, che fosse un presidente del tutto idoneo alla carica. Inoltre, le sue dichiarazioni programmatiche dei mesi scorsi, richiamate nel messaggio delle dimissioni, indicano una linea di conduzione della Consob che mi pare molto opportuna per il necessario e urgente rilancio di questa istituzione fondamentale nel sistema finanziario. Le sue dimissioni sono una perdita per l’Italia.
Non mi convince invece, e mi preoccupa, la loro motivazione, cioè il “totale non gradimento politico” che “limita l’azione della Consob in quanto la isola e non permette il raggiungimento degli obiettivi”.
L’espressione è grave, dato che la convivenza di un’autorità indipendente con una maggioranza politica diversa da quella che l’ha nominata è normale nelle democrazie e si è più volte verificata anche in Italia, senza essere stata mai causa di paralisi operativa né di strappi alle scadenze istituzionali.
Che il governo in carica intenda disconoscere l’indipendenza delle autorità indipendenti è un “sospetto inquietante”.
Va in questa direzione l’infelice dichiarazione del ministro Di Maio, pronunciata subito dopo le dimissioni di Nava, che confonde la Commissione europea con la “finanza internazionale” e considera questa e anche quella come antitetiche all’interesse dello Stato. Ma il ministro ha collezionato in pochi mesi così tante dichiarazioni poi smentite che è consigliabile molta cautela prima di considerare un’esternazione a caldo su un social network come un atto di governo.
I gruppi parlamentari dei partiti di maggioranza avevano valutato che la situazione contrattuale del presidente Nava richiedesse le sue dimissioni. In effetti, l’assenza di incompatibilità tra una nomina settennale al vertice di un’autorità indipendente nazionale e la permanenza di un rapporto di lavoro dipendente con un’istituzione europea, pur mitigato da un comando triennale (ma non da un’aspettativa settennale), è opinabile.
La questione poteva essere approfondita sul piano del diritto e su quello della correttezza istituzionale con cautela, che doveva essere tanto maggiore essendovi un ovvio interesse dell’attuale maggioranza a cogliere l’occasione per liberare un posto importante.
Il ruolo delle Autorità
Invece, le dimissioni con la loro motivazione, e poi i commenti e le cronache dei retroscena, tendono proprio a confermare quel “sospetto inquietante” e addirittura a considerare ovvio che sia in atto solo uno scontro di potere, in cui la questione dell’eventuale incompatibilità sarebbe stata unicamente un pretesto.
Sarebbe gravissimo se il mondo della politica e quello dei mezzi d’informazione si rassegnassero a questa logica. Le istituzioni dette “indipendenti” sono essenziali per governare i mercati. La loro indipendenza è limitata entro una missione che è stata fissata dagli organismi elettivi ed esse devono perseguirla seguendo regole e procedure che sono state stabilite in un quadro di consenso istituzionale. Proprio per questo esse operano con un orizzonte temporale slegato dalle vicende politiche e devono essere sottratte alle invasioni di campo estemporanee.
Su questo sarebbe bene che tutte le forze politiche fossero d’accordo, altrimenti facciamo un passo non solo verso l’uscita dall’euro e dall’Unione europea, ma dall’ambito dei paesi che cercano seriamente di governare un’economia moderna nell’interesse dei cittadini.
* Questo articolo è pubblicato anche sulla pagina Linkedin di Pippo Ranci.
Pippo Ranci
21.09.18
www.lavoce.info
Nessun commento:
Posta un commento