Chi festeggia, chi protesta, chi fa demagogia
Il provvedimento del Consiglio di Stato nei confronti della Terna ha bloccato sia la realizzazione dell'elettrodotto Dolo-Camin e degli abbattimenti e interramenti di linee esistenti su quell'area, sia il cantiere per l'interramento delle linee del Vallone Moranzani, indispensabile per riqualificare l'intera area di Porto Marghera e un grande parco urbano a Malcontenta. In quanche comune si è fatto festa, forse anche a Mira, a Venezia invece si protesta, chi vorrebbe la botte piena e la moglie ubriaca ...
Il provvedimento del Consiglio di Stato nei confronti della Terna ha bloccato sia la realizzazione dell'elettrodotto Dolo-Camin e degli abbattimenti e interramenti di linee esistenti su quell'area, sia il cantiere per l'interramento delle linee del Vallone Moranzani, indispensabile per riqualificare l'intera area di Porto Marghera e un grande parco urbano a Malcontenta. In quanche comune si è fatto festa, forse anche a Mira, a Venezia invece si protesta, chi vorrebbe la botte piena e la moglie ubriaca ...
Progetto
bocciato, festa a Vigonovo
I sindaci:
«Un errore non ascoltare il territorio». Prataviera (Lega): ora serve in tempi
brevi un piano per l’interramento
La Nuova Venezia 13 giugno 2013 Giacomo
Piran
VIGONOVO. Si
continua a festeggiare in Riviera del Brenta dopo la sentenza del Consiglio di
Stato che ha accolto il ricorso di Comuni, comitati e cittadini contro il
progetto dell’elettrodotto aereo Dolo-Camin bloccando i cantieri dell’opera. I
comitati dei Cat assieme a molti cittadini e amministratori locali si sono
ritrovati martedì sera a Vigonovo per festeggiare l’esito della sentenza.
Nella piazza
davanti alla chiesa è stato montato un gazebo dove sono stati offerti vino e
altre bibite. Alla spicciolata sono arrivate oltre cento persone che hanno
festeggiato con palloncini, vuvuzelas, grandi abbracci, strette di mano e
qualche lacrima di emozione.
Molte persone
si avvicinavano ad Adone Doni, portavoce dei Cat, chiedendo quasi incredule se
la notizia era vera, con Doni che rispondeva che «avevano vinto». Durante la
serata è stato suonato anche l'inno di Mameli grazie all’accompagnamento di
cinque musicisti della Banda di Tombelle mentre alcuni presenti hanno intonato
“Bella ciao”.
«Abbiamo
intenzione di organizzare una grande festa», annuncia Adone Doni, «e vorremo
farla a Villa Sagredo, che è il simbolo della lotta contro il progetto aereo di
Terna». Molto emozionato è Antonio Draghi, presidente dei comitati dei Cat:
«Siamo qui a festeggiare una grande vittoria per i cittadini della Riviera del
Brenta che sarebbero stati danneggiati dall’opera. Ogni tanto Davide vince
contro Golia. Voglio ricordare inoltre la figura di Antonio Canova, fondatore
del comitato di Vigonovo, che per primo si era battuto contro il progetto del
Dolo-Camin e voglio ringraziare Adone Doni e Maela Nicoletto».
Anche i sindaci
hanno espresso la loro soddisfazione per l’esito del ricorso. «Questa è una
vittoria dei sindaci che sono i rappresentanti di tutti i cittadini», spiega
Damiano Zecchinato, sindaco di Vigonovo, «è la miglior dimostrazione del grande
lavoro che è stato fatto e personalmente è stata un’emozione straordinaria.
Speriamo che questa sentenza possa servire anche ad altri Comuni del territorio
che chiedono l’interramento degli altri elettrodotti previsti. Terna deve
imparare a concertare i progetti con il territorio».
I sindaci
ribadiscono di essere a favore dell'interramento totale della tratta
Dolo-Camin. «Nessuno di noi e nemmeno i comitati erano contro il progetto di
razionalizzazione delle rete elettrica», spiega Walter Stefan, sindaco di Saonara,
«chiedevamo solamente che la tratta venisse interrata nella sua totalità. Siamo
disponibili ad aprire una fase di concertazione con Terna per agevolare i
cittadini».
Sulla sentenza
del Consiglio di Stato arriva il commento dell’onorevole Emanuele Prataviera
(Lega Nord). «La nuova linea elettrica è fondamentale per le esigenze delle
nostre aziende. Il problema è che Terna ha sbagliato a non tenere in
considerazione le richieste del territorio. Il progetto dell’opera doveva
essere presentato come quello di Malcontenta, cioè una linea interrata. Il
territorio ha vinto e questa è un’ottima notizia. Se Terna avesse ascoltato le
richieste, non ci saremmo trovati in questa situazione».
Soddisfatto
della sentenza del Consiglio di Stato è anche il consigliere regionale Idv
Gennaro Marotta. «Accogliamo con favore questa decisione, che premia la
battaglia che l'opinione pubblica sta portando avanti e che noi condividiamo da
anni con interrogazioni e con l’impegno in Regione. Il nostro territorio va
salvato da un progetto deleterio. Lo diciamo da tempo e insistiamo: è
necessario interrare l’elettrodotto. Confidiamo», aggiunge Marotta, «che il
progetto vada rivisto per salvaguardare il territorio e le popolazioni che vi
abitano. Una soluzione che costerebbe di più a Terna ma che certo gioverebbe
molto ai cittadini, che vivrebbero meglio senza i cavi da 380 mila volt a
penzolare sopra le loro teste».
Basta, ora protestiamo a Roma»
La Nuova Venezia 5 luglio 2013 di Francesco
Furlan
MARGHERA. «Da Roma non ci ha ancora risposto nessuno:
mi auguro che sia perché stanno studiando le carte, altrimenti sarà il caso di
organizzare a settembre una manifestazione nella capitale». La vicenda del
vallone Moranzani è finita nel freezer e l’assessore all’Ambiente Gianfranco
Bettin ha voglia di tirarla fuori il prima possibile per rimettere in marcia il
progetto di bonifica dell’area compresa tra Marghera e Malcontenta, con scavo
dei canali portuali, realizzazione di una viabilità a parte per i mezzi pesanti
e, aspetto principale per i residenti, la realizzazione di un grande parco
urbano. A mettere il bastone tra le ruote è stata la recente sentenza del
Consiglio di Stato che ha bloccato i lavori dell’elettrodotto Dolo-Camin che
taglierà la Riviera del Brenta e del relativo interramento dell’elettrodotto
della centrale di Fusina, parte integrante dell’accordo, motivandolo con un
difetto di parere da parte del ministero dei Beni culturali. Per ripartire,
quindi, i tecnici del ministero dei Beni culturali, dello Sviluppo economico e
dell’Ambiente dovrebbe sedersi intorno a un tavolo per scrivere un po’ meglio
il parere, dare il via libera, e poi trasmetterlo a Comune e Regione, che nei
giorni scorsi li hanno sollecitati a darsi una mossa. «Nessuna risposta,
nemmeno interlocutoria, è ancora giunta da Roma, dai ministeri coinvolti, e in
generale un silenzio preoccupanti grava sull’intera, cruciale vicenda. È
necessario invece» dice Bettin «rilanciarne l’urgenza e l’emergenza. Forse,
perdurando il silenzio, sarebbe il caso che le istituzioni interessate
promuovessero, a settembre, una grande manifestazione delle nostre popolazioni
a Roma direttamente davanti ai Ministeri competenti o davanti a Palazzo Chigi.
Magari, così, qualcuno capirebbe meglio». «Per chi non l’avesse già chiaro» si
arrabbia Bettin «va ribadito che il Progetto Moranzani è una delle più grandi
operazioni di risanamento e ripristino ambientale e idrogeologico del nostro paese
e probabilmente d’Europa, concepita e approvata con la determinante
partecipazione delle popolazioni coinvolte, in primis tra Malcontenta e
Marghera, cioè quelle più duramente e tragicamente colpite nei decenni scorsi
dalle distorsioni e dall’impatto ambientale dello sviluppo di Porto Marghera,
zona la cui crescita, pagata soprattutto da lavoratori e comunità residenti, ha
fatto e fa comodo a tutto il nordest e a tutto il paese». «Con il Progetto
Moranzani» aggiunge Bettin «per la prima volta a Marghera un progetto di
rilancio industriale e portuale viene virtuosamente connesso all’ambiente,
recuperando un’area degradata che diventerà un enorme parco e un bosco,
ricostruendo il devastato equilibrio idro-geologico, spostando una fabbrica ora
a ridosso dell’abitato, interrando appunto l’elettrodotto, potenziando tutti
gli impianti di smaltimento raggiungendo l’autosufficienza col massimo di
qualità industriale e ambientale, ridisegnando completamente la viabilità».
05/07/2013 Elisio Trevisan Il Gazzettino
«A Roma per
sbloccare il Vallone»
«Rischia di
saltare uno dei progetti di riqualificazione ambientale più importanti
d'Europa»
Se salta il Palais Lumière
salta un sogno ma se si blocca o, peggio, se dovesse essere annullato, il
progetto del Vallone Moranzani salterebbe «una delle più grandi operazioni di
risanamento e ripristino ambientate e idrogeologico del nostro paese e
probabilmente d'Europa» insiste l'assessore comunale all'Ambiente Gianfranco
Bettin. E non ci rendiamo ancora conto che ce l'abbiamo appena fuori
della porta di casa, a due passi dal centro.
II rischio è proprio
questo, che il progetto finisca in un binario morto e non se ne tiri più fuori.
Perciò Bettin propone a settembre una grande manifestazione proprio davanti ai
Ministeri competenti (Ambiente e Sviluppo economico) o addirittura davanti a
palazzo Chigi, sede del Governo. Se da Roma dovesse continuare ad arrivare solo
silenzio «sarebbe il caso che le istituzioni locali promuovessero questa
manifestazione delle nostre popolazioni, così qualcuno capirebbe meglio». E
Claudio Borghello, capogruppo del Pd in Comune, gli fa eco sostenendo che «il
progetto, già operativo, non può rimanere un'incompiuta, vanificando le
speranze di quanti in questi'anni hanno lottato quotidianamente per la
costruzione di questa grande opera ambientale e paesaggistica. Il Vallone
Moranzani è anche un esempio di come diverse istituzioni e diversi enti e
società hanno saputo collaborare per trovare le giuste risposte alla domanda
dei cittadini di vivere in un ambiente sanificato, una esemplare buona
pratica».
Il Vallone è fermo da quando una sentenza del Consiglio di Stato ha
bloccato i lavori di interramento dell'elettrodotto che passa sopra alla
discarica di Fusina e che impedisce di riempirla dei fanghi scavati nei canali
industriali e, alla fine, di trasformarla in un grande parco urbana. E pensare
che il Consiglio di Stato ha dato ragione ai privati che hanno fatto ricorso
contro il resto del programma di Terna, ossia l'elettrodotto aereo Dolo-Camin,
solo per un difetto di parere del ministero dei Beni culturali. Per una
questione formale, insomma, «si sta bloccando il recupero di un'area degradata
che diventerà un enorme parco e un bosco, fa ricostruzione del devastato
equilibrio idrogeologico, lo spostamento di una fabbrica (la San Marco Petroli)
ora a ridosso dell'abitato, il potenziamento di tutti gli impianti di
smaltimento, il raggiungimento dell'autosufficienza, e il ridisegno della
viabilità».
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