mercoledì 26 febbraio 2014

I rivoluzionari dell'irresponsabilità


Come sempre l'amministrazione si nasconde dietro posizioni falsamente barricadiere che servono a evitare il confronto e a lasciare ad altri l'onere della scelta, per poter poi dire che è colpa altrui, invece di affrontare pragmaticamente la realtà. Bocciato inspiegabilmente (si fa per dire) un emendamento di NOI per MIRA che chiedeva di lavorare assieme a tutti i sindaci della Riviera e del Miranese su tale questione.


Venerdì 21 Febbraio 2014

Il Gazzettino

Nuova Romea, rissa verbale in Consiglio
MIRA Si è chiuso in tarda serata tra vibranti polemiche il Consiglio comunale di Mira che ha
ribadito il "no" alla Romea Commerciale. Dopo quattro ore di discussione sull'ordine del giornoproposto dal Movimento 5 Stelle e da Mattia Donadel di Mira Fuori del Comune e l'intervento dei sindaci della Riviera e dei rappresentanti delle associazioni ambientaliste il clima si è surriscaldatoal punto di rasentare la bagarre.
Il dibattito si era svolto in pieno fair play ed era stato caratterizzato dal confronto tra chi - come isindaci di Camponogara, Dolo, Campagna Lupia e Spinea - parte dalla constatazione che il progetto è ormai avviato e sostiene che a questo punto servono unità e condivisione delle scelte per chiederee ottenere attenzione alle esigenze del territorio, e chi punta ancora al ritiro del progetto e a fermaretutta l'opera - come Legambiente, Opzione Zero e Cia.
Poco prima del voto finale però i toni si sono fatti molto vivaci. A scatenare la polemica le battutedi alcuni componenti della maggioranza alla richiesta del consigliere del Pd Maurizio Barberini di una seconda pausa di confronto. L'obiettivo era di concordare un emendamento all'ordine del giorno che potesse trovare d'accordo sia la maggioranza che l'opposizione. Dopo qualche frecciata tra consiglieri la maggioranza ha bocciato la concessione della pausa al Pd. C’è stato uno scontro verbale tra i consiglieri Paolino D'Anna e Allen Biasiotto, che si è però concluso con le relative scuse, ma i Gruppi del Pd e di Forza Italia sono usciti dal consiglio.
«Quest'opera - ha concluso il sindaco Alvise Maniero - è una violenza, e le violenze non si
concordano né si gestiscono, si rifiutano». L'assemblea si è conclusa con l'approvazione del
documento che dice «no in toto al progetto e ne ha chiesto, conseguentemente, il ritiro» da parte del Movimento 5 Stelle e di Mira Fuori del Comune, Roberto Marcato si è astenuto mentre Fi, Pd eFabio Zaccarin sono usciti prima del voto. «Approvare un documento del genere di totale chiusura -hanno dichiarato i consiglieri di Pd, Fi e Gruppo Misto - dopo l'approvazione del Cipe è assumere una posizione inutile che consentirà ai presentatori del progetto di iniziare i cantieri e al Comune diDolo di scaricare su Mira il tracciato».


COMUNICATO STAMPA DELL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE

No secco del Consiglio comunale di Mira al corridoio autostradale Orte-Mestre. L’odg approvato chiede il ritiro del progetto preliminare approvato dal CIPE lo scorso 8 novembre, l’individuazione di alternative più sostenibili, più economiche e più efficaci (come la deviazione del traffico pesante verso la A13) e un programma di interventi urgenti per la messa in sicurezza della SS309 Romea. Al Sindaco e alla Giunta il Consiglio ha chiesto inoltre l’impegno a valutare anche azioni legali per contrastare la realizzazione del progetto.

Il documento, proposto dai gruppi “Mira fuori dal Comune” e “Movimento 5 Stelle”, ha visto il voto dei consiglieri di maggioranza e di Donadel (Mira fuori del Comune) e l’astensione di Marcato (Noi per Mira). I Gruppi del Pd e di Forza Italia erano usciti in precedenza dal Consiglio dopo che la maggioranza aveva respinto la richiesta di una ulteriore sospensione per apportare alcune modifiche all’odg e consentirne quindi una condivisione più ampia o quanto meno una non contrarietà da parte degli altri gruppi.


E’ questo in sintesi il succo del Consiglio comunale straordinario tenutosi ieri sera a Mira sull’autostrada Orte-Mestre, a cui hanno partecipato anche i sindaci di Campagna Lupia, Camponogara, Dolo, Mirano, il vice sindaco di Codevigo e funzionari tecnici della Regione e dell’ANAS. Molti i cittadini presenti, i comitati e le associazioni.

Il dibattito ha fatto emergere il grande timore delle Amministrazioni locali per l’impatto devastante che l’autostrada potrebbe avere sul territorio, qualunque sia l’ipotesi di tracciato finale. Per questo è emersa l’ipotesi di innestarla nell’ultimo tratto sull’autostrada A13 e nello stesso di procedere ad una completa messa in sicurezza dell’attuale Romea. Richiesta quest’ultima su cui hanno insistito tutti gli intervenuti e sulla quale l’ANAS, che era rappresentato dall’ing. Ettore de la Grennelais, ha manifestato piena disponibilità sottolineando come nei prossimi anni per la sicurezza in Romea sono previsti investimenti per cinque milioni di euro e tra i lavori rientra anche il sottopasso di via Bastie.

Il dibattito è stato caratterizzato soprattutto dal confronto tra chi, come i sindaci, parte dalla constatazione che il progetto è ormai avviato e a questo punto serve unità e condivisione delle scelte per chiedere e ottenere attenzione sulle esigenze del territorio, e chi punta ancora al ritiro del progetto e a fermare tutta l’opera.

“Il progetto o lo gestiamo o lo subiamo”, ha osservato il consigliere Zaccarin, mentre Marcato si è chiesto se a questo punto abbia senso chiedere il ritiro del progetto: “Meglio piuttosto coinvolgere tutte le amministrazioni della Riviera e del Miranese così da realizzare la più efficace unità e sinergia sulle proposte di modifica”.

Netto, invece, il rifiuto dell’autostrada da parte delle Associazioni e dei Comitati che sono intervenuti nel dibattito: “Il Cipe non è un totem, e l’autostrada c’è già: è l’autostrada del Sole e l’A13, che hanno la stessa lunghezza di quella che si vuole realizzare adesso” (Fabrizio Destro di Legambiente); “Questa nuova arteria assorbirà ingenti capitali meglio utilizzabili per la sicurezza idrogeologica del nostro territorio e anzi creerà problemi idraulici più gravi” (Luca Lazzaro, CIA Venezia); “Una scelta del Cipe può comunque essere revocata; è già stato fatto addirittura per opere arrivate al progetto esecutivo e qui siamo solo al preliminare di una autostrada che è concettualmente superata, vecchia, non giustificata dalla mole quotidiana del traffico” (Rebecca Rovoletto di Opzione Zero).

A supporto di questa scelta il consigliere Donadel ha ricordato il successo della lotta unitaria contro l’elettrodotto Terna.

Con loro si è trovato pienamente d’accordo il sindaco Alvise Maniero: “Il documento presentato al Consiglio parla chiaro – ha detto a conclusione del dibattito -. L’opera che si vuole realizzare è devastante per il territorio e lo è ancor di più per l’economia del nostro paese. Si regge infatti sulla truffa del project financing che dà ai privati l’opportunità di un investimento a rischio zero, dal momento che le eventuali passività saranno ripianate con soldi pubblici, cioè degli stessi cittadini che nel frattempo pagheranno anche il pedaggio per circolare sull’autostrada. Quest’opera – ha concluso - è una violenza, e le violenze non si concordano né si gestiscono, si rifiutano”.

Alla fine il voto ha detto no in toto al progetto e ne ha chiesto, conseguentemente, il ritiro.

Mira, 20 febbraio 2014


MIra... spoon river?

Mercoledì 26 Febbraio 2014
Il Gazzettino
MIRA Crisi economica e dell’edilizia hanno contribuito all’inversione di tendenza

Abitanti in calo dopo 10 anni

La popolazione scende sotto le 39mila unità. Diminuiscono anche gli stranieri

Luisa Giantin

Mira in balia della crisi, calano le nascite, i matrimoni e pure l'immigrazione; per la prima volta negli ultimi 10 anni gli abitanti scendono sotto quota 39mila. I dati resi noti dell'ufficio anagrafe del Comune fotografano la popolazione di Mira nell'ultimo anno e una lente decrescita della cittadina più popolosa della Riviera del Brenta. Si registra un’inversione di tendenza: il numero di abitanti smette di crescere e anzi cala, scendendo da 39.000 a 38.871, con la popolazione femminile (19.927) maggiore di quella maschile (18.944).

Un risultato determinato sia dalla negatività del saldo naturale, che di quello migratorio a cui è andato a sommarsi, per la prima volta, anche il calo degli stranieri (-84). Al 31 dicembre dello scorso anno infatti i residenti stranieri erano 3.114, rispetto ai 3.198 di fine 2012; di questi 945 provengono dalla Comunità europea mentre gli extracomunitari sono 2.168. C’è anche un apolide, ossia un cittadino senza alcuna cittadinanza. Oriago si conferma la frazione più popolosa con 10.751 residenti (-79 rispetto al 2012) seguita da Mira Taglio con 7.967 residenti (-56 dal 2012) e da Mira Porte l'unica ad essere in crescita con 6.718 (+14). Quindi Gambarare con 4.373 abitanti e Borbiago con 4.152. In coda Malcontenta, che nella parte che ricade nel comune di Mira conta 2.560 residenti, e Marano con 2.350.

Insomma se negli ultimi anni Mira aveva beneficiato di un incremento della popolazione grazie alle nuove famiglie che si sono trasferite nei nuovi insediamenti abitativi la crisi dell'edilizi e la crisi economica hanno contribuito invece ad un'inversione di tendenza. I nati a Mira sono stati nel 2013 "solo" 298 (erano 346 nel 2012), mentre i morti sono stati 337. Negativo anche il saldo migratorio con 1332 persone cancellate dall'anagrafe per passaggio ad altro Comune e 1158 iscritte in arrivo. Pressoché stazionario il numero delle famiglie 16.504 (erano 16.510 nel 2012). Significativo il fatto che ben una famiglia su tre a Mira è composta solo da uno o due componenti, 9.900 (il 60%) quelle composte da uno o al massimo 2 componenti. In decisa flessione anche i matrimoni, confermando il trend degli ultimi anni: 144 nel 2011, per scendere a 118 nel 2012 ed arrivare ad appena 98 lo scorso anno.

Opzione, zero per qualcuno... 100 per altri.


Dopo SEL anche i pasdaran ambientalisti fanno marcia indietro, sempre a modo loro.... e intanto si continua con le scelte invasive... per fortuna erano quelli contro le grandi opere... sole quelle che non comodano a loro.

Mercoledì 26 Febbraio 2014
La Nuova Venezia
MIRA

Opzione Zero «Ok all’Idrovia ma prima lo studio»

MIRA «Siamo a favore della soluzione del completamento dell’idrovia Padova-Venezia, a patto che sia compiuto uno studio di impatto ambientale e idraulico dettagliato sulle conseguenze dell’opera in laguna. Siamo contrari invece all’idea di realizzare un canale scolmatore, che lascerebbe la possibilità di costruire una strada accanto al sedime idroviario». A prendere posizione è il presidente di Opzione Zero e consigliere del gruppo Mira Fuori del Comune, Mattia Donadel. L’idrovia Padova-Venezia completata sarà lunga circa 28 chilometri. Il Genio Civile recentemente ha prospettato tre soluzioni. La prima del costo di 100 milioni, prevede un canale scolmatore. La seconda soluzione, la costruzione di un canale navigabile di classe quinta (cioè largo dai 40 metri in sù), costerebbe complessivamente 320 milioni di euro e permetterebbe il transito di chiatte di navigazione di standard europeo. La soluzione più completa del canale navigabile di “classe quinta super” prevede anche moli e attracchi ad hoc. «Vanno messe insieme e ponderate nel realizzare l’opera le posizioni di tutti i territori», spiega Donadel, «C’è il rischio, infatti, che con l’idrovia si interri un chilometro e mezzo di laguna dalla foce, con i detriti in arrivo da Padova e Vicenza. Vanno poi valutati gli aspetti di intersezione idraulica con gli altri canali come il Novissimo». Senza riserve per il completamento dell’Idrovia, il comitato Brenta Sicuro. (a.ab.)

mercoledì 12 febbraio 2014

intanto a Mira....


Mercoledì 12 Febbraio 2014 La Nuova Venezia

Il Tar blocca un cantiere bufera sulla giunta di Mira

Il Comune aveva autorizzato la costruzione di villette in un parco secolare Donadel, Barberini e Marcato furibondi: «I grillini sarebbero ambientalisti?» di Alessandro Abbadir

MIRA Il Comune di Mira concede il permesso a costruire due villette-residences su un terreno di 1500 metri quadri con bosco secolare in via della Segheria nonostante i vincoli della Soprintendenza. I residenti dell’area hanno protestato e chiesto l’immediata sospensiva dei lavori che è giunta proprio ieri bloccando di fatto la costruzione delle due nuove palazzine. A sollevare la questione sono i consiglieri comunali Mattia Donadel (Mira Fuori dal Comune), Maurizio Barberini (Pd) e Roberto Marcato (NOI per Mira). «Il 5 maggio 2010 – spiega Barberini – il Direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici ha dichiarato il villino con parco che si trova in via Segheria d’interesse culturale e di particolare importanza». La relazione allegata al decreto di vincolo è stata redatta dall’architetto Tiziana Favaro che dichiara: «il complesso di Via della Segheria va sottoposto alle disposizioni di tutela in quanto interessante esempio di architettura neomedioevale, rara testimonianza delle correnti stilistiche, architettoniche e artistiche sviluppate tra fine ottocento e i primo novecento». La relazione evidenzia inoltre che «le aree a verde di pertinenza, destinate a parco, sono ricche di vegetazione e conservano alcune essenze arboree ad alto fusto messe a dimora in quell’epoca». «In modo incomprensibile - spiegano i consiglieri – la Soprintendenza a dicembre 2012 smentendo se stessa ha autorizzato l’operazione edilizia». Ma non solo. «Il Comune di Mira, vista la decisione della Soprintendenza – spiega Barberini - il 17 dicembre 2013 con la dirigente Marina Pacchiani ha rilasciato il permesso a costruire nonostante ci fossero forti dubbi, che richiedevano chiarimenti specifici prima di ogni decisione». Alcuni cittadini confinanti con il parco a gennaio hanno fatto ricorso al Tar contro l’autorizzazione del Comune. Ieri i tre consiglieri si sono disposti a bloccare l’ingresso dei camion al parco. Poi la tegola che cade sulla testa dell’assessore all’Urbanistica Luciano Claut e dell’ormai ex dirigente Marina Pacchiani: il Tar ha accolto la richiesta di sospensiva del provvedimento fatta fai cittadini. L’operazione edilizia è bloccata. «Ma c’è da chiedersi – si domanda Mattia Donadel – con che coraggio una giunta che si dichiara ambientalista come quella grillina, autorizza uno scempio del genere». Dal Comune di Mira nessuna risposta.

 
Mercoledì 12 Febbraio 2014 Il Gazzettino
MIRA I residenti contestano l’edificazione di due case e costringono gli operai ad andarsene. E il Tar ferma tutto
Bloccato il cantiere nel parco secolare
Luisa Giantin

Blitz nel parco secolare accanto al «castelletto» in via Della Segheria in centro a Mira. Al mattino arrivano le gru ma le proteste dei residenti e l'intervento della polizia municipale costringe gli operai ad andarsene ed a metà giornata arriva anche la sospensiva del provvedimento di autorizzazione da parte del Tribunale. Pronta un'interpellanza dei consiglieri Barberini, Donadel e Marcato. Al centro del contendere uno dei pochi angoli suggestivi di Mira Taglio dove in un area residenziale ma non ancora invasa dai grandi condomini c'è una palazzina liberty dei primi del Novecento, il «castelletto» con a fianco un ampio parco di circa 5 mila metri con diversi alberi secolari tra i quali un ginko biloba e diversi olmi. Sul parco, di proprietà privata, insiste un progetto di edificazione del 2008 che all'origine prevedeva la costruzione di 12 unità abitative ora ridotte a due bifamigliari per circa 1500 metri cubi. I residenti sono da tempo in contrasto con questo progetto che compromette uno dei pochi angoli verdi e di pregio ambientale a Mira ed hanno presentato anche un ricorso al Tar del veneto con richiesta di sospensiva, concessa proprio ieri dopo il blitz. Sia la palazzina accanto che il parco sono infatti vincolati dalla Soprintendenza ai BeniArchitettonici e Ambientali che però su questa vicenda sembra aver avuto comportamentischizofrenici come hanno osservato sia i consiglieri d'opposizione Maurizio Barberini (Pd), Mattia Donadel (Mira Fuori del Comune) e Roberto Marcato (Noi per Mira) che hanno presentato un'interpellanza urgente. Ieri mattina infatti l'impresa si è presentata con alcuni operai per installare una gru ma l'immediato intervento di residenti e polizia municipale ha bloccato il tutto. «Nonostante vincoli e pareri precedenti la Soprintendenza lo scorso 3 dicembre ha autorizzato gli interventi previsti dal progetto edilizio - denunciano i tre consiglieri d'opposizione. - Anche dirigente del Settore Urbanistica - Edilizia Privata del Comune di Mira a dicembre ha rilasciato il permesso a costruire. Ma allora il Comune intende autorizzare questo scempio? Non potrebbe invece tutelare realmente questa piccola area verde di Mira magari proponendo ai proprietari una permuta d'area?".

 
Mercoledì 12 Febbraio 2014 Il Gazzettino
IL SINDACO
«Non avevamo strumenti per opporci»

«Sono contento di apprendere che è stata accolta la sospensiva del provvedimento. Noi praticamente avevamo le mani legate sul quell'area con villino e parco monumentali». Il sindaco Alvise Maniero ha presente la vicenda di via Della Segheria e non nasconde di apprezzare il fatto che il Tar abbia sospeso il provvedimento che autorizza la costruzione della bifamigliare. «Abbiamo più volte evidenziato alla Soprintendenza - dichiara Maniero - andando personalmente anche a Venezia, che stava facendo il contrario di quanto aveva stabilito in precedenza, autorizzando ciò che fino a poco prima aveva vincolato e tutelato. Purtroppo non c'è stato nulla da fare. Il problema è a monte con il Prg di Mira che in quell'area verde, particolarmente suggestiva, di via Della Segheria concede invece migliaia di metri di cubatura. Uno scempio». I consiglieri d'opposizione hanno però sottolineato che il Comune di Mira lo scorso dicembre, attraverso la dirigente, ha autorizzato la costruzione ed ora si accinge anche a pagare 8 mila euro per difendersi al Tar del Veneto contro il ricorso dei cittadini, che hanno chiesto la sospensiva del provvedimento, e l'interesse dello stesso Comune che invece dovrebbe tutelare l'area anzichè edificarla. «In effetti è un controsenso ma non avendo strumenti per opporci alla costruzione abbiamo le mani legate - spiega il sindaco - e la dirigente è stata costretta a firmare l'autorizzazione». (l.gia.)

 

anche Mira punta al VERDE?


Mercoledì 12 Febbraio 2014 La Nuova Venezia

Nuova centrale “ecologica” alla Reckitt

MIRA Reckitt Benckiser punta alla tutela dell’ambiente grazie alla realizzazione di una nuova centrale termo elettrica. Nel dettaglio, ci sarà una riduzione delle emissioni di 4.300 tonnellate di C02 con un ulteriore contenimento dei costi pari al 20% dell’attuale spesa. Al minore impatto ambientale, si aggiungeranno anche i vantaggi di un miglior bilancio. A spiegare cosa succederà è il nuovo direttore Matteo Mori «Lo stabilimento di Mira - sottolinea Mori - anche in una situazione di congiuntura economica globale negativa, grazie a quest’accordo Eon, continua ad investire per ridurre considerevolmente l’impatto ambientale sul territorio. A livello internazionale Reckitt Benckiser sta perseguendo da tempo la politica della diminuzione delle emissioni di C02 , avendo raggiunto l’obiettivo del 21% nel 2012, con otto anni di anticipo su quanto previsto e puntando ad una ulteriore riduzione del 30% entro il 2020”. Già dal 2003, con la nuova centrale interna Eon, lo stabilimento si era reso energeticamente più efficiente, ottimizzando i consumi ed evitando i rischi di black-out e relativo blocco degli impianti. Grazie al nuovo accordo, l’impianto di 7.5Mw sarà sostituito da uno più piccolo ed efficiente da 1,5 Mw che fornirà energia elettrica e termica, permettendo allo stabilimento di Mira di risparmiare, appunto, il 20 % dei costi energetici e 4.300 tonnellate di C02 all' anno». Questa soluzione, comprenderà, oltre alla costruzione del nuovo impianto anche i contratti di fornitura di gas ed elettricità. Grazie alla maggiore efficienza, potrà beneficiare del sistema di incentivi dei Titoli di efficienza energetica. L’attuale impianto di cogenerazione sarà ricollocato un sito industriale a Rovigo. (a.ab.)

Verdi speranze o grigie illusioni?


 Verdi speranze per Porto Maghera?

Mercoledì 12 Febbraio 2014 Il Gazzettino
Petrolchimico addio la chimica ora è "verde"
Marghera, la sfida Eni: 200 milioni di investimento e 90 assunzioni con nuove lavorazioni ecocompatibili

Si chiamerà ancora chimica ma sarà verde e a rigor di logica questo è il requiem per il
petrolchimico di Porto Marghera. Non è un funerale, però, quello a cui si sta assistendo, piuttosto un’occasione di rinascita dell’industria in riva alla laguna dopo decenni di crisi, dismissioni e licenziamenti: solo che rinascerà "verde". 200 milioni di investimenti, 90 nuove assunzioni, un nuovo partner leader mondiale nell’impiego di oli vegetali per la produzione di specialità chimiche e, infine, la ricerca, che resterà a Marghera e verrà anzi sviluppata, invece di chiudere come avviene in gran parte d’Italia. L’accordo sofferto firmato alle due dell’altra notte, dopo 15 ore di trattative tra i vertici di Versalis, Eni (da cui Versalis dipende) e sindacati nazionali e veneziani, prevede la fermata per sei mesi del cracking e degli aromatici, vale a dire del nucleo attorno al quale ruotava il vecchio petrolchimico con le produzioni di base. Ad agosto riaprirà, e per il 2017 la sua capacità produttiva di etilene, propilene, benzina di cracking e miscela C4, oltre a benzene, toluene e diciclopentadiene scenderà dalle attuali 400mila tonnellate anno a 300mila. Contemporaneamente nella stessa area aprirà un nuovo impianto di chimica verde per la produzione, da oli vegetali, di 100mila tonnellate-anno di intermedi destinati ai settori della cura della persona, dei detergenti, dei bio lubrificanti e di prodotti chimici per l’industria petrolifera. Il cracking e gli aromatici non serviranno più ad alimentare altre fabbriche di Porto Marghera ma i petrolchimici di Mantova, Ravenna e Ferrara che rimarranno "tradizionali". A Venezia, dunque, la vecchia chimica, chiude. E l’Eni ha voluto scrivere nell’accordo che, anche grazie al nuovo modello di relazioni industriali, e nonostante la crisi del settore chimico che non molla, intende continuare ad operare a Porto Marghera, un sito strategico per la sua posizione geografica (con porto, ferrovia e autostrade) e per la sua capacità di integrarsi con gli altri siti del Nord Italia. Perciò investirà 200 milioni di euro: 30 per il riassetto e il ricondizionamento del cracking, 50 per le utilities e per acquistare due nuove caldaie che permetteranno di risparmiare sui consumi; infine 120 milioni saranno destinati al nuovo impianto di green chemistry che verrà realizzato assieme al nuovo partner statunitense Elevance Renewable Sciences. Eni, dunque, continua nella rivisitazione avviata l’anno scorso dei suoi siti petrolchimici più in crisi che pesano per 200 milioni di euro in negativo sui conti di Versalis: è partita con Porto Torres e Priolo in Sardegna e ora è arrivata a Porto Marghera (che da sola pesa per 40 milioni di euro). «È un primo tassello di quella conversione di Porto Marghera che abbiamo sempre voluto e sostenuto: produzioni compatibili, nuovi investimenti e nuovi posti di lavoro - ha commentato il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni - È la strada da percorrere per la rigenerazione industriale di tutta l’area di Porto Marghera». Anche tra i sindacalisti, abituati da decenni ormai a gestire crisi, chiusure e licenziamenti, c’è chi vede un’opportunità per uscire dal tunnel: «Gli intrecci con la raffineria, che ad aprile riapre e diventa bio raffineria, possono finalmente creare un polo delle biotecnologie e attrarre grandi investimenti anche di altri gruppi, oltre ad Eni che ha il merito di avere avviato il ciclo - afferma Luca Bianco, segretario nazionale della Femca-Cisl - Il vero rilancio di Porto Marghera, insomma, nasce proprio da qui e da questo accordo, e noi continueremo a vigilare perché ciò avvenga».

Mercoledì 12 Febbraio 2014

La Nuova Venezia
Con la “chimica verde” in arrivo 90 assunzioni
L’accordo siglato l’altra notte da Versalis (Eni) e i sindacati apre nuovi orizzonti. Porto Marghera rinasce: 200 milioni per produrre oli vegetali. Cresce l’indotto
di Gianni Favarato

Un investimento di 200 milioni di euro per costruire, entro il 2017, un nuovo impianto di
lavorazione di oli vegetali – in joint ventura con l’americana Elevance – che assumerà 90
dipendenti e darà lavoro ad un nuovo indotto; più altri 50 milioni di euro per le manutenzioni straordinarie dell’impianto di cracking già in funsione da anni che continuerà a rifornire di etilene, via pipe-line, tutto il nord Italia. È questo il quadro degli impegni sottoscritti l’altra notte da Versalis spa, la società chimica dell’Eni e dai segretari nazionali e locali dei sindacati dei chimici di Cgil, Cisl, Uil. L’accordo viene salutato da tutti come il primo passo per la rinascita della chimica in versione green a Porto Marghera, dove negli ultimi anni si sono viste solo chiusure di cicli produttivi e tagli di porti di lavoro. «Questo progetto» spiega una nota dell’azienda «è parte integrante della nostra strategia che punta a sviluppare nuove iniziative per rafforzare il portafoglio prodotti, anche con il business della green chemistry, e a ottimizzare l’esposizione sui prodotti commodities. In questo contesto, lo stabilimento Versalis di Porto Marghera mantiene una posizione geografica di importanza strategica, che beneficia della vicinanza con il mercato del Nord Europa e del collegamento integrato con gli altri stabilimenti Versalis di Mantova, Ferrara e Ravenna». Per Eni si tratta di un «innovativo progetto di chimica verde, già avviato con Elevance Renewable Science, prevede lo sviluppo e l’industrializzazione, con impianti world-scale primi nel loro genere, di una nuova tecnologia per la produzione di bio-intermedi chimici da oli vegetali destinati a settori applicativi ad alto valore aggiunto quali detergenti, bio-lubrificanti e prodotti chimici per l’industria petrolifera». Nell’accordo siglato l’altra notte è prevista anche una fermata temporanea di sei mesi dell’impianto di cracking «finalizzato a far fronte – spiega la nota di Versalis – all’attuale congiuntura negativa del mercato e a ottimizzare le produzioni a valle, con un modello di relazioni industriali partecipativo che è fondamentale per gestire efficacemente progetti di trasformazione». Positivi anche i giudizi dei sindacalisti. Per Gianluca Bianco, segretario nazionale dei chimici Cisl «ora ci comincia a vedere un futuro nuovo, più compatibile con l’ambiente e all’avanguardia nei mercati dei nuovi prodotti chimici green che può fare da traino ad altri investitori». Per Maurizio Don, segretario nazionale della Uilcem, il nuovo progetto di chimica verde dell’Eni«dopo tante chiusure di cicli produttivi, paga un debito storico a Venezia confermando Porto Marghera come area attrezzata, sia di infrastrutture che di professionalità necessarie ad avviare produzioni innovative che integrano gli impianti del cracking, con quelli della raffineria convertita al biodiesel». Infine, il segretario nazionale dei chimici della Cgil, Marco Falcinelli, aggiunge: «Abbiamo firmato con Versalis un accordo storico che conferma il ruolo centrale di Porto Marghera nel Nord Italia e si colloca in una fase di transizione che coniuga la vecchia chimica di base con la chimica del futuro che sarà sempre più verde».

 

giovedì 6 febbraio 2014

alluvioni, social network e la solita anomalia mirese....


E' stato molto apprezzato da molti cittadini, l'uso fatto in questi giorni dei social da parte dei primi cittadini per tenere informati in tempo reale i propri concittadini della situazione dei vari corsi d'acqua presenti nei vari comuni, tra i tanti, segnaliamo i  Sindaci di Campolongo Maggiore (Alessandro Campalto) e di Marcon (Andrea Follini), tra i più attivi e puntuali. E Mira? E Mira la grillina che dovrebbe essere on line sempre? Beh nonostante le molte richieste di molti cittadini, questo tipo di azione è stata pressoché assente, o meglio l'hanno svolta alcuni cittadini, alcuni consiglieri comunali (di minoranza) e qualche ex amministratore, ovviamente in modo un po' disorganico e a macchia di leopardo, ma hanno fatto quel che hanno potuto. Ci pare che per chi fa della rete la sua bandiera, questa sia sta un'occasione persa per usarla per vera utilità sociale e non per la solita caciara - web.

Giovedì 6 Febbraio 2014

La Nuova Venezia

Il sindaco “social” ti aggiorna su Facebook

I primi cittadini hanno tenuto un diario di bordo segnalando strade allagate e numeri utili

Filippo De Gaspari

MIRANO Il territorio va sott’acqua? Niente paura, il sindaco te lo dice con Facebook. Alluvione “social” nel Miranese, dove nei giorni scorsi i primi cittadini con gli stivali hanno fatto a gara per comunicare l’emergenza attraverso i loro profili. In un mondo sempre più connesso a internet i vecchi altoparlanti che avvisano la popolazione in strada sembrano ormai roba d’altri tempi. Adesso un “tweet” o un “post” raggiungono decine di cittadini in tempo reale. Più presente di tutti nei giorni dell’alluvione è stato Giovanni Battista Mestriner: il sindaco di Scorzè ha tenuto un vero e proprio diario di bordo sulla situazione del Dese. Ha postato diverse foto dei volontari al lavoro, a stretto contatto con gli esperti, comunicando dati e andamento dei livelli del fiume. In realtà Scorzè (anche l’assessore alla Protezione civile Francesco Tranossi) utilizza spesso Facebook per mettere in guardia i cittadini sulle situazioni di crisi. Esiste anche un profilo della Protezione civile comunale che in questi giorni ha costantemente aggiornato la situazione dei fiumi. Michele Celeghin, sindaco di Noale, ha postato meno interventi, ma puntuali: una sorta di riassunto della giornata, con la situazione nel dettaglio, strada per strada. Così ha fatto da Santa Maria di Sala anche Nicola Fragomeni, impegnato sul fronte di Caltana con l’assessore all’Unità di crisi Enrico Merlo e ai tanti volontari della protezione civile: Fragomeni ha fatto una mappa delle criticità in atto sul territorio, concludendo l’estenuante “diretta” martedì con un: «Emergenza rientrata, buonanotte a tutti». Maria Rosa Pavanello, da Mirano, ha chiamato a collaborare tutta la struttura: su Facebook, oltre ai suoi post, anche quelli del profilo del Comune. Il sindaco ha guardato con apprensione il Muson salire ai Mulini e sotto la pioggia battente ha “postato” in tempo reale la situazione, allertando la popolazione a: «Limitare gli spostamenti se non necessario». Condivisioni a raffica, per post veramente virali e finalmente anche utili.

lunedì 3 febbraio 2014

piogge e silenzi

Nei giorni antecedenti a questa ondata di piogge, più volte sulla pagina FB di Noi X Mira, ci ha fatto visita il comitato "Brenta Sicura", che con grande sfoggio di conoscenza idraulica ha più volte contestato la nostra avversione al progetto "IDROVIA SCOLMATORE", bollandoci come ininfluenti, campanilisti e sostanzialmente legati ad una posizione figlia di preconcetti e non di dati tecnici di cui loro invece, sarebbero ben forniti.
Mi preme evidenziare alcuni aspetti:
- il nume tutelare dell'idrovia è un noto docente, che gode di tutto il mio rispetto, che ha in questi giorni motivato in merito al CANALE CONTORTA - S. ANGELO una serie di pesanti criticità che questo avrebbe per la Laguna di Venezia. L'IDROVIA avrebbe le medesime criticità, chissà perché, quando il tema è questo, si glissa ampiamente sulla questione. Qualche domanda su questa ce la si potrebbe porre.
- gli eventi atmosferici di questi giorni hanno reso evidente, se ce ne fosse bisogno, che in presenza di situazioni metereologiche come queste, unite all'incapacità della Laguna, per le sue dinamiche (Acqua alta, Scirocco, dinamiche eustatiche adriatiche, etc etc) di ricevere gli afflussi maggiorati dei corsi d'acqua, l'assenza di spazio di esondazione in sicurezza, rende tutte le vie d'acqua a rischio, si veda in veneto orientale, il Livenza, il Piavon, il Loncon tutti tracimati e si veda buona parte dei corsi  d'acqua al limite tracimazione. Ci fosse l'idrovia, sarebbe anch'essa nella medesima situazione, invece che panacea, sarebbe male ulteriore.
Lo ripeterò fino alla nausea, o si fanno le vasche di laminazione a monte e si ripristinano fasce d'esondazione lungo il corso delle varie vie d'acqua o non se ne esce. Si deve ridare spazio alle acque per le loro dinamiche. Certo questo può significare anche spostare urbanizzazioni. Costoso sì, problematico anche, meno pomposo e propagandistico dell''idrovia (e meno costoso) anche, e di sicuro più concreto. Certo richiede uno sforzo anche di concertazione ben più ampio, ma è ciò che va fatto.
 
Alessio Bonetto  - Geologo. tra le altre cose.

p.s. chissà perché in questi giorni il "Brenta Sicuro" non si è fatto sentire...