mercoledì 12 febbraio 2014

Verdi speranze o grigie illusioni?


 Verdi speranze per Porto Maghera?

Mercoledì 12 Febbraio 2014 Il Gazzettino
Petrolchimico addio la chimica ora è "verde"
Marghera, la sfida Eni: 200 milioni di investimento e 90 assunzioni con nuove lavorazioni ecocompatibili

Si chiamerà ancora chimica ma sarà verde e a rigor di logica questo è il requiem per il
petrolchimico di Porto Marghera. Non è un funerale, però, quello a cui si sta assistendo, piuttosto un’occasione di rinascita dell’industria in riva alla laguna dopo decenni di crisi, dismissioni e licenziamenti: solo che rinascerà "verde". 200 milioni di investimenti, 90 nuove assunzioni, un nuovo partner leader mondiale nell’impiego di oli vegetali per la produzione di specialità chimiche e, infine, la ricerca, che resterà a Marghera e verrà anzi sviluppata, invece di chiudere come avviene in gran parte d’Italia. L’accordo sofferto firmato alle due dell’altra notte, dopo 15 ore di trattative tra i vertici di Versalis, Eni (da cui Versalis dipende) e sindacati nazionali e veneziani, prevede la fermata per sei mesi del cracking e degli aromatici, vale a dire del nucleo attorno al quale ruotava il vecchio petrolchimico con le produzioni di base. Ad agosto riaprirà, e per il 2017 la sua capacità produttiva di etilene, propilene, benzina di cracking e miscela C4, oltre a benzene, toluene e diciclopentadiene scenderà dalle attuali 400mila tonnellate anno a 300mila. Contemporaneamente nella stessa area aprirà un nuovo impianto di chimica verde per la produzione, da oli vegetali, di 100mila tonnellate-anno di intermedi destinati ai settori della cura della persona, dei detergenti, dei bio lubrificanti e di prodotti chimici per l’industria petrolifera. Il cracking e gli aromatici non serviranno più ad alimentare altre fabbriche di Porto Marghera ma i petrolchimici di Mantova, Ravenna e Ferrara che rimarranno "tradizionali". A Venezia, dunque, la vecchia chimica, chiude. E l’Eni ha voluto scrivere nell’accordo che, anche grazie al nuovo modello di relazioni industriali, e nonostante la crisi del settore chimico che non molla, intende continuare ad operare a Porto Marghera, un sito strategico per la sua posizione geografica (con porto, ferrovia e autostrade) e per la sua capacità di integrarsi con gli altri siti del Nord Italia. Perciò investirà 200 milioni di euro: 30 per il riassetto e il ricondizionamento del cracking, 50 per le utilities e per acquistare due nuove caldaie che permetteranno di risparmiare sui consumi; infine 120 milioni saranno destinati al nuovo impianto di green chemistry che verrà realizzato assieme al nuovo partner statunitense Elevance Renewable Sciences. Eni, dunque, continua nella rivisitazione avviata l’anno scorso dei suoi siti petrolchimici più in crisi che pesano per 200 milioni di euro in negativo sui conti di Versalis: è partita con Porto Torres e Priolo in Sardegna e ora è arrivata a Porto Marghera (che da sola pesa per 40 milioni di euro). «È un primo tassello di quella conversione di Porto Marghera che abbiamo sempre voluto e sostenuto: produzioni compatibili, nuovi investimenti e nuovi posti di lavoro - ha commentato il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni - È la strada da percorrere per la rigenerazione industriale di tutta l’area di Porto Marghera». Anche tra i sindacalisti, abituati da decenni ormai a gestire crisi, chiusure e licenziamenti, c’è chi vede un’opportunità per uscire dal tunnel: «Gli intrecci con la raffineria, che ad aprile riapre e diventa bio raffineria, possono finalmente creare un polo delle biotecnologie e attrarre grandi investimenti anche di altri gruppi, oltre ad Eni che ha il merito di avere avviato il ciclo - afferma Luca Bianco, segretario nazionale della Femca-Cisl - Il vero rilancio di Porto Marghera, insomma, nasce proprio da qui e da questo accordo, e noi continueremo a vigilare perché ciò avvenga».

Mercoledì 12 Febbraio 2014

La Nuova Venezia
Con la “chimica verde” in arrivo 90 assunzioni
L’accordo siglato l’altra notte da Versalis (Eni) e i sindacati apre nuovi orizzonti. Porto Marghera rinasce: 200 milioni per produrre oli vegetali. Cresce l’indotto
di Gianni Favarato

Un investimento di 200 milioni di euro per costruire, entro il 2017, un nuovo impianto di
lavorazione di oli vegetali – in joint ventura con l’americana Elevance – che assumerà 90
dipendenti e darà lavoro ad un nuovo indotto; più altri 50 milioni di euro per le manutenzioni straordinarie dell’impianto di cracking già in funsione da anni che continuerà a rifornire di etilene, via pipe-line, tutto il nord Italia. È questo il quadro degli impegni sottoscritti l’altra notte da Versalis spa, la società chimica dell’Eni e dai segretari nazionali e locali dei sindacati dei chimici di Cgil, Cisl, Uil. L’accordo viene salutato da tutti come il primo passo per la rinascita della chimica in versione green a Porto Marghera, dove negli ultimi anni si sono viste solo chiusure di cicli produttivi e tagli di porti di lavoro. «Questo progetto» spiega una nota dell’azienda «è parte integrante della nostra strategia che punta a sviluppare nuove iniziative per rafforzare il portafoglio prodotti, anche con il business della green chemistry, e a ottimizzare l’esposizione sui prodotti commodities. In questo contesto, lo stabilimento Versalis di Porto Marghera mantiene una posizione geografica di importanza strategica, che beneficia della vicinanza con il mercato del Nord Europa e del collegamento integrato con gli altri stabilimenti Versalis di Mantova, Ferrara e Ravenna». Per Eni si tratta di un «innovativo progetto di chimica verde, già avviato con Elevance Renewable Science, prevede lo sviluppo e l’industrializzazione, con impianti world-scale primi nel loro genere, di una nuova tecnologia per la produzione di bio-intermedi chimici da oli vegetali destinati a settori applicativi ad alto valore aggiunto quali detergenti, bio-lubrificanti e prodotti chimici per l’industria petrolifera». Nell’accordo siglato l’altra notte è prevista anche una fermata temporanea di sei mesi dell’impianto di cracking «finalizzato a far fronte – spiega la nota di Versalis – all’attuale congiuntura negativa del mercato e a ottimizzare le produzioni a valle, con un modello di relazioni industriali partecipativo che è fondamentale per gestire efficacemente progetti di trasformazione». Positivi anche i giudizi dei sindacalisti. Per Gianluca Bianco, segretario nazionale dei chimici Cisl «ora ci comincia a vedere un futuro nuovo, più compatibile con l’ambiente e all’avanguardia nei mercati dei nuovi prodotti chimici green che può fare da traino ad altri investitori». Per Maurizio Don, segretario nazionale della Uilcem, il nuovo progetto di chimica verde dell’Eni«dopo tante chiusure di cicli produttivi, paga un debito storico a Venezia confermando Porto Marghera come area attrezzata, sia di infrastrutture che di professionalità necessarie ad avviare produzioni innovative che integrano gli impianti del cracking, con quelli della raffineria convertita al biodiesel». Infine, il segretario nazionale dei chimici della Cgil, Marco Falcinelli, aggiunge: «Abbiamo firmato con Versalis un accordo storico che conferma il ruolo centrale di Porto Marghera nel Nord Italia e si colloca in una fase di transizione che coniuga la vecchia chimica di base con la chimica del futuro che sarà sempre più verde».

 

Nessun commento:

Posta un commento