martedì 30 ottobre 2012

piccoli contributi, grandi segnali...


Martedì 30 Ottobre 2012

Il Gazzettino

«I soldi del gettone di presenza alle famiglie in difficoltà»
Mira. Paolino D’Anna primo firmatario della proposta di delibera che riguarda i consiglieri comunali


Luisa Giantin

Tagli ai gettoni presenza dei consiglieri comunali di Mira.
Paolino D'Anna (PdL) è il primo firmatario di una proposta di delibera di consiglio che prevede la riduzione ad un euro dei gettoni presenza dei consiglieri.
«Una sorta di obolo simbolico - spiega D'Anna - ma necessario perché la legislazione attuale non prevede che i consiglieri comunali di Mira possano partecipare ad assemblee e commissioni gratuitamente».
La proposta di D'Anna è già stata sottoscritta dal capogruppo della lista civica Noi per Mira, Alessio Bonetto, e dai consiglieri del Pd Francesco Sacco, Gabriele Bolzoni e Vilma Minotto.
«La cifra che il Comune risparmierà con questo provvedimento - spiega D'Anna - potrebbe essere destinata ad incrementare le disponibilità del comune al sostegno delle persone e delle famiglie in difficoltà o in svantaggio economico».
Insomma considerato il momento di crisi che attraversa il Paese e la famiglie e la riduzione del trasferimento dallo Stato agli enti locali che poi si trasforma nella riduzione di risorse per i servizi ai cittadini la riduzione è comunque un segnale di responsabilità da parte della politica e degli amministratori locali.
Un segnale quasi simbolico considerato che il gettone di presenza che spetta ai consiglieri comunali di Mira per la partecipazione alle assemblee o alle commissioni è di poco più di 36 euro a seduta.
Una poca cosa rispetto alle retribuzioni che spettano a parlamentari e consiglieri regionali e provinciali e soprattutto a tutte le presidenze dei consigli di amministrazione e società partecipate, ma si tratta di un inizio.
«È comunque un segnale - spiega D'Anna - che la politica deve dare in un momento così difficile per tante famiglie».

 

sabato 27 ottobre 2012

EXTRA OMNES!!!!



Quello che è successo nell’ultima seduta del consiglio comunale non ha precedenti, a nostra memoria: il Consiglio si è tenuto a porte chiuse, in seduta segreta, per discutere di due delibere che riguardavano degli abusi edilizi. Su proposta dei consiglieri PD presenti (erano usciti Sacco e Zaccarin), col voto di diversi consiglieri del M5S e la pusillanime astensione di tutti gli altri Presidente e Sindaco compresi, benché il segretario comunale  avesse più volte ben chiarito che su tali delibere non sussistevano le motivazioni per la segretazione, con l’unico voto contrario del nostro gruppo, per la prima volta, dacché sono in consiglio, si è fatto l’extra omnes per il pubblico e si sono spente le telecamere della Tv presenti in Consiglio e della diretta streaming. Per una maggioranza le cui parole d’ordine sono trasparenza e partecipazione mi pare proprio un bel successo.   E dire che fino a quel momento la seduta era proceduta in un clima disteso e di collaborazione.
Aver fatto segretare una discussione sul tema dell’abusivismo edilizio è il modo migliore per alimentare nei cittadini la convinzione di commistioni poco chiare, di procedimenti poco trasparenti e di dubbie procedure, contribuendo così al discredito dell’Ente. Sprecando il lavoro degli Uffici  che in questo caso era stato coerente e chiaro e come tale andava discusso. 
Perfino la commissione competente, convocata in seduta pubblica, ad un certo punto, sempre senza che sussistessero i motivi, è stata trasformata a porte chiuse, addirittura espellendo il capogruppo del M5S che non fa parte della commissione, ma che può comunque assistere alle sedute a termini di regolamento, così come gli altri capigruppo.
Il movimento 5 stelle si è appropriato della gestione del Consiglio occupando tutte le presidenze, senza, però, porsi il problema, per lo meno, di studiarne il funzionamento. Questo è un modo furbesco di impedirne l’agibilità democratica e di accentrare ulteriore potere sulla giunta. I cittadini si dovrebbero preoccupare di più, se a gestire gli organi democratici del Comune, ci sono persone competenti o meno. Questo è l’ennesimo esempio di una gestione  basata su una dichiarata improvvisazione, più che sull’inesperienza.



martedì 23 ottobre 2012

Ormai per le nostre amministrazioni è un merito il doveroso far niente. Così a Venezia così ... Sembra di essere a Mira


Con tre “mossette” la giunta Orsoni ha raddrizzato il suo bilancio

Con tre mossette (nessun riferimento) bene assestate, come il varo della Coppa America, la riapertura del cinema Rossini, e la levata di scudi sull'Arsenale, coi missili sparati sul porto, l'aeroporto, il consorzio delle dighe e il magistrato per le acque, la finora impalpabile giunta Orsoni (fuori Venezia molti sono convinti che il Sindaco sia ancora Cacciari), ha raddrizzato quest'anno un bilancio che a metà del suo mandato parrebbe alquanto azzardato definire, come qualcuno vorrebbe, entusiasmante. Sarà la bancarotta dei Comuni, rimasti - chi più chi meno- senza un soldo. Persino quelli, invidiatissimi da tutti gli altri, che come Venezia hanno un Casinò. Saranno le difficoltà dei tempi magri che stiamo vivendo, quelle economiche e finanziarie innanzitutto. Sarà la mancanza di idee e di progetti. Sarà la pochezza del personale politico. Sarà la mediocrità degli uomini al governo. Handicap che non risparmia nemmeno città come Venezia, che in passato qualche politico di pregio pure l'ha avuto. Sarà, insomma, anche sfortuna. Quando non si sa più che cosa dire, si allargano le braccia, si strabuzzano gli occhi, e si mormora a bassa voce “ma alla fine, cosa possiamo fare ?” (una risposta ci sarebbe, ma non è elegante), vuol dire che non c'è proprio più niente da fare. Che certi destini sono segnati anche al di là delle buone intenzioni.
La giunta veneziana, al netto delle tre felici mossette - per cui va elogiata- non è riuscita a combinare molto. Ha inciso poco sulla città.Non ne ha modificato le negatività. Non è riuscita a invertire le tendenze peggiori. Non ha saputo e voluto fermare il degrado urbano. Mettere ordine nella casbah. Dare un aspetto più civile al centro storico. Governare il turismo. Fermare i progetti insensati. E l'invasione degli affittacamere e degli osti, e la morte dei negozi che segnano lo scorrere di una vita normale in tutte le città del mondo ancora degne di questo nome. Ma, quel che è peggio, questa giunta non sta dimostrando di avere un progetto forte né un'idea vincente. Vivacchia. Dà l'impressione di tirare a campare. Non sembra capace di elaborare un'idea di città, un'idea per la città. Non appare in grado di pensare un progetto per il futuro, e di cominciare a costruirlo. Di dire che città vuole domani. Di spiegare quale sarà la direzione da imboccare. Di individuare, discutere e costruire un progetto che tracci la strada per gli anni a venire. All'orizzonte di questo encefalogramma piatto spuntano solo miraggi. Come quello dell'inutile patacca di capitale europea della cultura fra sette anni. Come quello di un immaginario, in quanto inesistente, Arsenale dei veneziani. Sorprende che nella pur giusta battaglia perché l'Arsenale venga concesso al Comune, lo stesso Comune non abbia un piano per l'Arsenale. Non sappia, in realtà, cosa farsene. Non abbia un'idea precisa che sia stata pensata, discussa con la città e condivisa con i veneziani. Sorprende anche che ogni giorno spunti fuori qualcuno, a vario titolo, a dire una cosa diversa. Chi ci vorrebbe una cosa, chi un'altra, chi un'altra ancora. Chi alberghi, chi piscine, chi
ristoranti, chi mostre, chi cantieri, chi chissà. Intanto, nel vuoto delle idee, una sola certezza: comunque vada, l'Arsenale sarà l'ospedale delle dighe. Che bellezza. Sono vuoti e lacune che richiedono cambi di rotte e di uomini prima che la bocciatura del governo cittadino riceva la sua consacrazione. Se la prima metà del suo cammino non è stata entusiasmante, infatti, non è detto che non lo sia la seconda. In ogni caso, rimane a questa giunta un grande merito, che la assolve da ogni inadeguatezza presente e futura: aver evitato alla città cinque anni molto più fastidiosi.
 21/10/2012 La Nuova Venezia  Roberto Bianchin

martedì 16 ottobre 2012

Segni particolari? NESSUNO

Mercoledì 17 Ottobre 2012
La Nuova Venezia

Il programma di Maniero: nessun progetto 
L’opposizione: «Sconcertati dalla mancanza dell’elenco di opere». La difesa: «Useremo il buon senso»
MIRA Il Movimento 5 Stelle presenta le linee programmatiche e piovono le critiche da parte delle opposizioni che parlano di «programma senza contenuti». Non c’è ad esempio alcuna elencazione delle opere pubbliche da realizzare. «Attorno ad un tavolo, nelle piazze o davanti alle tastiere», ha spiegato il sindaco Alvise Maniero presentando il documento, «abbiamo costruito ragionamenti di urbanistica, di ecologia, di economia. Non siamo politici di professione o lungo corso, non abbiamo grande esperienza di programmi. In questi primi mesi abbiamo toccato con mano gli ostacoli che quotidianamente ci si presentano, con soluzioni che, fortunatamente, spesso individuiamo ricorrendo proprio alle idee ed alla buona volontà di noi cittadini. Il nostro obiettivo più ambizioso, è impegnarci a migliorare ed aumentare la partecipazione diretta dei cittadini alla vita ed alle decisioni che coinvolgono la loro città e la gestione del bene pubblico». Maniero ha spiegato che comprende che questa presentazione delle linee programmatiche è monca della parte relativa ad opere pubbliche e lavori, ma molto ad esempio si farà via via con il buon senso come nel caso della riattivazione recente del ponte sul Naviglio. «Abbiamo registrato», ha detto il sindaco, «la volontà tra i cittadini di non scommettere più su opere titaniche, ma di ricordare l'importanza della silenziosa manutenzione, della cura della terra e del paesaggio, della solidità degli argini, della sicurezza delle acque, che con follie urbanistiche si sono rovinati». Non sono seguite però cifre di investimenti, piani delle opere pubbliche, strategie di sviluppo urbano. Contro questa impostazione è andato giù pesante l’esponente di “Noi per Mira” Alessio Bonetto: «Fra cinque anni sarà difficile», ha detto, «dire che non avete fatto nulla: questo documento di intenti dice tutto e nulla». Insomma una sorta di cortina fumogena secondo il Pd per mascherare la pochezza della giunta grillina: «È sconcertante», dice Maurizio Barberini, «constatare la pochezza in termini concreti di questo programma». Duro l’Idv Michele Lionetti: «Il programma non affronta la sicurezza sia alla persona che idraulica. Non si parla di Pat, illuminazione pubblica, Forte Poerio, il riordino delle scuole. Le consulte non sono state neanche prese in considerazione, eppure sono composte da 150 associazioni e svolgono dei servizi essenziali per la gente». (a.ab.)

(qua)TERNA!

Ricostruzione assai edulcorata del Gazzettino sul dibattito avvenuto sulla questione Terna, conclusosi con il voto a maggioranza (astenuto solo un consigliere M5S, perché interessato dagli espropri di Terna - ... - favorevoli tutti gli altri gruppi ) le minoranze tutte si sono sforza di arrivare ad una posizione condivisa, migliorando il documento di maggioranza, in particolare rendendolo più concreto, da parte nostra abbiamo più volte richiamato e sostenuto la valenza del progetto Vallone Moranzani, a tale questione connesso, il cui non deve assolutamente essere rimesso in discussione.

Mercoledì 17 Ottobre 2012
Il Gazzettino
MIRA Maniero: margini limitati. L’opposizione: decisione tardiva a espropri già avviati
Terna ricompatta il consiglio
Tutti d’accordo sull’opzione interramento. Si punta all’asse con Mirano e Spinea
Luisa Giantin
Si è conclusa solo a tarda notte, lunedì, la maratona del consiglio comunale di Mira dedicata alle linee programmatiche della nuova maggioranza del Movimento 5 Stelle e al progetto Terna.
Dopo l'interruzione forzata da parte delle famiglie che da qualche settimana occupano gli alloggi Ater chiusi per manutenzione il consiglio comunale ha approvato all'unanimità l'ordine del giorno sul progetto Terna. Un odg discusso a lungo, ma che, alla fine, ha fatto convergere le posizioni di maggioranza e opposizione su un documento che invita sindaco e giunta a chiedere alla Regione la sospensione del progetto Terna e la revisione dell'intervento per inserire l'interramento anche nelle aree non previste ora a Spinea e Mirano. «Intervento tardivo - hanno accusato i consiglieri Alessio Bonetto (Civica Noi per Mira) e Maurizio Barberini (PD) - dal momento che il procedimento degli espropri è stato avviato lo scorso agosto». Non era scontato che anche l’opposizione convergesse sulla la sospensione del progetto Terna, ma la linea ambientale ha messo tutti d’accordo anche se «i margini di trattativa restano limitati - secondo il sindaco Maniero - per la possibilità di far pesare le richieste del territorio. Faremo comunque pressioni sugli enti che possono avere influenza su Terna».
L'assemblea ha poi proceduto con l'illustrazione da parte del sindaco delle linee programmatiche criticate dall'opposizione perché farraginose e impostante su spese a breve termine.
Ieri mattina, invece, Maniero, con l'assessore Michele Gatti - insieme ai consiglieri di minoranza Maurizio Barberini, Mattia Donadel, Paolo Dorigo dello Slai Cobas, Francesco Sacco ela presidente del consiglio Serena Giuliato - hanno incontrato le famiglie di via Borromini. Un incontro durato circa 3 ore, in cui i capifamiglia hanno ribadito quanto chiesto la sera prima interrompendo l'assemblea consigliare: ripristino dell'acqua e assegnazione degli alloggi. «Abbiamo ricordato loro che occupano abusivamente alloggi Ater inagibili, dove non è garantita la sicurezza - hanno spiegato il sindaco Maniero e l'assessore Michele Gatti - avvertendoli che se occupano un'abitazione non possono neppure partecipare al bando per l'assegnazione di altri alloggi. Da parte loro invece c'è stato l'impegno di cercare quanto prima nuovi alloggi per permettere la ristrutturazione e messa a norma di quelli occupati».

il Telefono... la Tua voce...

Martedì 9 Ottobre 2012
La Nuova Venezia
MIRA 
Spese per i telefoni cellulari Marcato ribatte a Carpinetti
MIRA «La mia giunta non è stata spendacciona in tema di spese telefoniche, ma a differenza di quella guidata da Michele Carpinetti non riceveva rimborsi spese». L’ex sindaco Roberto Marcato, ora esponente della civica “Noi per Mira”, risponde alle accuse dell’ex sindaco Carpinetti di aver speso in costi per la telefonia 13 mila euro. «Quando divenni sindaco nel 2002» dice Marcato «ho ereditato un contratto già in essere. Ma per contenere l'uso dei cellulari avevo dato disposizione che ognuno contribuisse forfettariamente con il 50% come ho sempre fatto io. Tra l'altro proprio il sottoscritto, con ripetute interrogazioni, ha sollevato il problema dell'eccessivo uso dei cellulari durante il mandato di Carpinetti, che ne aveva esteso la dotazione anche a consiglieri che non ne avevano bisogno. Ma la riduzione dei costi vera si è verificata nel 2009, quando l'Anci ha vinto la battaglia (in cui mi ero impegnato personalmente) per togliere la tassa governativa dalle utenze dei Comuni. Tant'è che tutti i Comuni, compreso Mira, hanno avuto sostanziosi rimborsi dalle compagnie telefoniche». Il sindaco di Camponogara Giampietro Menin precisa infine che l’unico cellulare di servizio che ha il Comune è il suo. (a.ab.)

lunedì 15 ottobre 2012

scosse a mezzo stampa

un po' "ciancicati" ma siamo usciti sulla stampa. . . .

Lunedì 15 Ottobre 2012
Il Gazzettino
MIRA
Elettrodotto, la minoranza tuona: «A rischio i vantaggi per il Comune»
Luisa Giantin
«Sui progetti di nuovi elettrodotti di Terna la nuova giunta butta tutto a mare ed il consiglio comunale viene trattato nuovamente da orpello nel silenzio dei grandi».
Non risparmia critiche il consigliere comunale della civica «Noi per Mira» sull'ordine del giorno proposto dal Movimento 5 Stella che verrà discusso in Consiglio comunale, ma il più arrabbiato è Maurizio Barberini, consigliere del Pd ed ex assessore all'Urbanistica, che tuona: «Non solo prendono posizioni dopo 40 giorni dall'avvio dei procedimenti di esproprio ma non sanno neppure di cosa parlano».
«Lo stile di Maniero è sempre quello - commenta Barberini -: navigare a spot populisti senza sapere realmente di cosa si sta parlando. Le due centrali che Maniero vuole ridimensionare sono nei territori comunali di Venezia e Spinea, che negli anni precedenti non ha mai fatto opposizione. Mira dall'accordo ha solo elementi migliorativi, l'elettrodotto passa a confine del territorio e le linee attorno a villa Malcontenta e a Olmo vengono interrate». Per Bonetto coinvolgere il Consiglio quando l'iter degli espropri è stato avviato in agosto è assurdo, oltre che costoso.
«Maniero e il M5S non tengono in considerazione che il progetto Terna è legato all'importante intervento del Vallone Moranzani - spiega Bonetto -, opera quest'ultima che è stata oggetto di un lungo percorso d'approfondimento e socializzazione e che prevede l'interramento degli elettrodotti a Fusina in cambio dell'uso di fanghi lagunari trattati e la prosecuzione in via area degli elettrodotti verso Spinea e Mirano. Maniero e il movimento toppano due volte - commenta Bonetto -, perché l'intervento è migliorativo per Mira, che vede spostati degli elettrodotti, e perché si sorvola sulle ricadute che tale posizione ha sulla questione Vallone Moranzani e su tutti i complessi annessi e connessi, alla faccia della visione ampia e del rispetto dei processi democratici. Il perché di tale scelta lo dovremmo chiedere al nutrito gruppo di consiglieri M5S di Mira che risiedono a Spinea».

mercoledì 10 ottobre 2012

ambo e TERNA!

Si è riunita il 9 ottobre la commissione consiliare dedicata a esprimere parere circa il progetto di nuovi elettrodotti avanzato da TERNA, che ha avviato in agosto l'iter degli espropri, il progetto è legato all'importante intervento del Vallone Moranzani, opera quest'ultima che è stata oggetto di un lungo percorso d'approfondimento e socializzazione. L'intervento, che vede il coinvolgimento di molti enti e finanziato dall'Autorità Portuale prevede l'interramento degli elettrodotti a Fusina, in cambio dell'uso di fanghi lagunari trattati, e la prosecuzione in via area degli elettrodotti verso Spinea e Mirano. Per Mira l'intervento è migliorativo, oltre per le ricadute del Vallone, perché vengono spostati elettrodotti dalla zona di Olmo. E' chiaro che per Spinea e Mirano l'intervento sia problematico e cerchino dei correttivi da Terna. Singolare è la posizione di Mira che da anni sta giustamente cercando di entrare ufficialmente entro l'accordo del Vallone e che aveva già dato, nella passata amministrazione il via libera, pur sollecitando Terna nel venire incontro alle istante degli altri comuni coinvolti. La nuova giunta butta tutto a mare. Il sindaco il 6 settembre ha scritto a Terna una lettera con Mirano e Spinea, esprimendo contrarietà all'opera. Ed ora  si pretende una ratifica del consiglio al suo operato, ratifica inutile, visti i termini scaduti, pressapochista visto il documento presentato, che sorvola bellamente sulla questione Vallone Moranzani e sulla complessità generale della questione, e su molti aspetti, velleitaria poiché nulla si dice oltre a vuoti auspici che Terna riveda la questione, offensiva per il consiglio, che viene coinvolto nuovamente a termini ampiamente scaduti, quando i modi e tempi per un confronto c'erano, e di cui il sindaco già prevede l'espressione, senza nemmeno rispettarne i tempi. Inoltre, su questo tema, l'amministrazione dice di voler esprimere una posizione che tuteli gli interessi di Mira e nel contempo abbia una visione più ampia e concertata con gli altri comuni sulla gestione del territorio, a parte che sentir parlare di visione più ampia da chi ha bocciato la città metropolitana fa sorridere, ma Maniero & co qui toppano due volte: la prima perché l'intervento è migliorativo per Mira che vede spostati degli elettrodotti, e quindi in una logica campanilista (che non ci appartiene) si dovrebbe essere a favore; la seconda perché si sorvola sulle ricadute che tale posizione ha sulla questione Vallone Moranzani e su tutti i complessi annessi e connessi, alla faccia della visione ampia e del rispetto dei processi democratici. Forse, il perché di tale scelta lo dovremmo chiedere al nutrito gruppo di consiglieri M5S residenti a Spinea.
In questa vicenda, il Consiglio è stato di nuovo trattato da orpello nel silenzio dei grandi sostenitori della partecipazione e del suo Presidente, le questioni del territorio di Mira gestite con logiche avulse dal contesto territoriale del nostro Comune, oltre che da ogni ovvia ponderazione delle ricadute.
Crediamo davvero di iniziare a capire cosa intendesse il Sindaco Maniero quando in uno dei primi consigli disse che la Nuova Maggioranza aveva i numeri per fare ciò che voleva. L'orchestra a Mira sarà pure cambiata, ma la musica proprio no. Purtroppo.

martedì 2 ottobre 2012

Schizofrenia Metropolitana

Riportiamo questo estratto dal Corriere del Veneto, con un bel saggio di Cesare De Michelis, anch'egli come noi sottolinea le responsabilità, le mancanze e le pochezze di questa nostra classe dirigente locale.

Martedì 2 Ottobre 2012
Corriere del Veneto

Dibattito sulla Città Metropolitana Schizofrenia del Governo locale
di CESARE DE MICHELIS
Pubblichiamo di seguito il saggio di Cesare De Michelis che appare sul numero di ottobre della rivista NordestEuropa, da oggi on line e in distribuzione nei prossimi giorni
Eravamo in vacanza quando il governo ha rivoluzionato l'amministrazione del territorio, da un lato riducendo d'un colpo a metà le provincie, dall'altro mettendo in moto nuove figure amministrative come la città metropolitana, che nella fattispecie veneta, anzi veneziana, si confonde con la disciolta provincia, quasi un gioco di prestigio.
In realtà il disegno del territorio, come si era configurato nella storia e poi riarticolato negli anni, ha da tempo bisogno di un complessivo ripensamento, che colga piuttosto le esigenze prossime e venture, invece di difendere tradizioni e sentimenti, certo nobili e antichi, ma ormai affatto inattuali.
Da un lato un localismo secolare arroccato all'interno di centri urbani non solo metaforicamente murati, ciascuno dei quali si immagina autosufficiente e «compiuto»; dall'altro il mondo globalizzato, l'Europa unita, l'Euro, le Regioni quasi semisecolari e una rete di istituzioni che dividono o uniscono le micro tessere di un sistema che non sa più riconoscersi.
Ebbene il dibattito che sulla questione si è aperto per un verso si allarga alla crisi e recupera quindi le parole d'ordine delle resurrezione, identiche ovunque: cultura, merito, coraggio; per l'altro si immiserisce nella rivendicazione di un'identità smarrita e offesa, che giustifica ripicche e meschinerie che si riducono a cambiamenti di provincia o ad affermazioni di primati del tutto privi di significato. Neppure un articolo della costituzione - il 114, che appunto prevede le città metropolitane -, per altro disatteso da più di un decennio, è sufficiente a cambiare la realtà delle cose, se non c'è volontà, impegno, progetto e persino il piacere della sfida, la forza del sogno.
Le città, anche quelle metropolitane, non sono il risultato di una decisione dall'alto senza la partecipazione dei cittadini, senza il riconoscimento delle ragioni per cui conviene mettersi insieme anziché restare divisi.
Invece le riunioni dei sindaci si riducono ad assemblee condominiali, dove ciascuno difende coi denti il suo piccolo privilegio, e ancora una volta sembra assente una classe dirigente all'altezza dei compiti che le toccano, e non tanto e non solo politica, ma imprenditoriale, culturale, sindacale.
Da anni, decenni, si parla di un'area metropolitana ben più vasta della provincia veneziana, che comprende Padova e Treviso almeno; la nascita della città metropolitana, al di là della lettera dei decreti governativi, non può che riguardare tutt'intera la PA-TRE-VE, come l'ha studiata anche l'Ocse recentemente, e il dibattito politico, amministrativo, culturale non può non coinvolgere tutte tre le città capoluogo, come dovrebbe vedere attiva e propositiva la Regione, cui nuove responsabilità proprio sull'organizzazione del suo territorio attribuisce la medesima rinnovata costituzione. Invece l'unica voce esterna che si è udita è la risentita ripicca di Verona, che aspira a un ruolo antagonista, altrimenti il silenzio è glaciale, funereo.
Possibile che scelte di questo peso si risolvano nel destino «provinciale» di Scorzè o di qualche altro comune di confine?
In queste stesse settimane l'Actv veneziana annuncia imperterrita che intende cambiare la sua tessera IMOB, destinata agli utenti dei trasporti pubblici locali, e non lo fa per unificare servizi e biglietti all'interno del territorio della città metropolitana, o addirittura all'area, ma per allargare i servizi - soprattutto turistici - nel medesimo territorio comunale, agendo cioè nella prospettiva affatto inversa al decreto in questione, senza che nessuno la fermi o protesti. La schizofrenia del governo locale, incredibilmente ancora «feudale» nel mondo globale, lascia senza parole e pure senza fiato.
Certo ci sarebbe molto da dire sul decreto, sulla sua articolazione meccanica, sulla rigidità dei confini proposti, sull'assenza a monte di qualsiasi riflessione specifica, ma per farlo vengono meno le forze di fronte al berciare locale non sul merito, ma sulle poltrone, su chi comanderà domani, sui vantaggi non della gente, del territorio, dell'economia, ma degli amministratori e dei burocrati, dei «signori» che comandano e vogliono solo continuare a farlo, come prima, più di prima.