martedì 23 ottobre 2012

Ormai per le nostre amministrazioni è un merito il doveroso far niente. Così a Venezia così ... Sembra di essere a Mira


Con tre “mossette” la giunta Orsoni ha raddrizzato il suo bilancio

Con tre mossette (nessun riferimento) bene assestate, come il varo della Coppa America, la riapertura del cinema Rossini, e la levata di scudi sull'Arsenale, coi missili sparati sul porto, l'aeroporto, il consorzio delle dighe e il magistrato per le acque, la finora impalpabile giunta Orsoni (fuori Venezia molti sono convinti che il Sindaco sia ancora Cacciari), ha raddrizzato quest'anno un bilancio che a metà del suo mandato parrebbe alquanto azzardato definire, come qualcuno vorrebbe, entusiasmante. Sarà la bancarotta dei Comuni, rimasti - chi più chi meno- senza un soldo. Persino quelli, invidiatissimi da tutti gli altri, che come Venezia hanno un Casinò. Saranno le difficoltà dei tempi magri che stiamo vivendo, quelle economiche e finanziarie innanzitutto. Sarà la mancanza di idee e di progetti. Sarà la pochezza del personale politico. Sarà la mediocrità degli uomini al governo. Handicap che non risparmia nemmeno città come Venezia, che in passato qualche politico di pregio pure l'ha avuto. Sarà, insomma, anche sfortuna. Quando non si sa più che cosa dire, si allargano le braccia, si strabuzzano gli occhi, e si mormora a bassa voce “ma alla fine, cosa possiamo fare ?” (una risposta ci sarebbe, ma non è elegante), vuol dire che non c'è proprio più niente da fare. Che certi destini sono segnati anche al di là delle buone intenzioni.
La giunta veneziana, al netto delle tre felici mossette - per cui va elogiata- non è riuscita a combinare molto. Ha inciso poco sulla città.Non ne ha modificato le negatività. Non è riuscita a invertire le tendenze peggiori. Non ha saputo e voluto fermare il degrado urbano. Mettere ordine nella casbah. Dare un aspetto più civile al centro storico. Governare il turismo. Fermare i progetti insensati. E l'invasione degli affittacamere e degli osti, e la morte dei negozi che segnano lo scorrere di una vita normale in tutte le città del mondo ancora degne di questo nome. Ma, quel che è peggio, questa giunta non sta dimostrando di avere un progetto forte né un'idea vincente. Vivacchia. Dà l'impressione di tirare a campare. Non sembra capace di elaborare un'idea di città, un'idea per la città. Non appare in grado di pensare un progetto per il futuro, e di cominciare a costruirlo. Di dire che città vuole domani. Di spiegare quale sarà la direzione da imboccare. Di individuare, discutere e costruire un progetto che tracci la strada per gli anni a venire. All'orizzonte di questo encefalogramma piatto spuntano solo miraggi. Come quello dell'inutile patacca di capitale europea della cultura fra sette anni. Come quello di un immaginario, in quanto inesistente, Arsenale dei veneziani. Sorprende che nella pur giusta battaglia perché l'Arsenale venga concesso al Comune, lo stesso Comune non abbia un piano per l'Arsenale. Non sappia, in realtà, cosa farsene. Non abbia un'idea precisa che sia stata pensata, discussa con la città e condivisa con i veneziani. Sorprende anche che ogni giorno spunti fuori qualcuno, a vario titolo, a dire una cosa diversa. Chi ci vorrebbe una cosa, chi un'altra, chi un'altra ancora. Chi alberghi, chi piscine, chi
ristoranti, chi mostre, chi cantieri, chi chissà. Intanto, nel vuoto delle idee, una sola certezza: comunque vada, l'Arsenale sarà l'ospedale delle dighe. Che bellezza. Sono vuoti e lacune che richiedono cambi di rotte e di uomini prima che la bocciatura del governo cittadino riceva la sua consacrazione. Se la prima metà del suo cammino non è stata entusiasmante, infatti, non è detto che non lo sia la seconda. In ogni caso, rimane a questa giunta un grande merito, che la assolve da ogni inadeguatezza presente e futura: aver evitato alla città cinque anni molto più fastidiosi.
 21/10/2012 La Nuova Venezia  Roberto Bianchin

1 commento:

  1. decisamente risibile il commento finale, soprattutto dopo tutto quello che si scrive prima e tutto quello che non si è fatto dal primo Cacciari ad oggi, periodo di continuativo, immutabile dominio di una parte politica sulla città!

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