martedì 20 novembre 2012

Città Metropolitana Il Consiglio Comunale di Padova decide

 

A Padova e a Venezia si lavora per organizzare la Città Metropolitana

A Mira e negli altri comuni della Riviera del Brenta si dorme!


Almeno lavorassero per costruire la Città della Riviera!

 

Il Corriere del Veneto

 LA FUTURA VE-PA

Sì all'unione con Venezia
Bocciato il referendum

Il consiglio comunale dà l'ok all'adesione alla Città metropolitana. Zanonato: avanti rapidi. Respinta la richiesta del centrodestra di sentire i cittadini

PADOVA - Tutto in soli 22 giorni. Prima, lo scorso 29 ottobre, la mozione approvata in consiglio comunale. Poi, una settimana fa, la delibera ratificata in giunta. Quindi, ieri sera, la stessa delibera discussa e votata nel «parlamentino» di Palazzo Moroni. Ventidue favorevoli e 11 contrari (con i medesimi numeri, ma a parti invertite, è stata invece bocciata la proposta di referendum tra i cittadini): Padova chiede ufficialmente al governo di entrare nella Città metropolitana di Venezia. Anzi, come si legge nel documento steso dal vicesindaco Ivo Rossi (Pd) e condiviso dalla maggioranza dell’aula, «di aderire alla Provincia di Venezia e alla conseguente trasformazione della stessa in Città metropolitana di Venezia».
Un modo, insomma, per rigettare il disegno dell’esecutivo Monti, che avrebbe disposto l’unione della provincia di Padova con quella di Treviso. Il confronto, che ormai da oltre un mese pare aver monopolizzato il dibattito politico all’ombra del Santo e non solo, dura poco più di tre ore. Molto meno rispetto alle previsioni, ma soltanto perché (d’accordo Pd, Idv, Lista Zanonato e Sel) la sinistra opta per il «contingentamento » degli interventi e così, ai vari gruppi consiliari, vengono concessi non più di 180 minuti totali. Il primo a prendere la parola è il sindaco Flavio Zanonato (Pd), che ammette subito comeil tempo per decidere sia effettivamente poco: «E’ vero. Il decreto che, per ora, stabilisce l’accorpamento della provincia di Padova con quella di Treviso, datato 5 novembre, deve essere trasformato in legge entro 60 giorni. Dunque - sottolinea Zanonato, reduce da diversi incontri con il collega lagunare Giorgio Orsoni e il ministro per la Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi - non abbiamo ancora molto tempo per provare a cambiare le cose, domandando di aderire alla Città metropolitana di Venezia. E’ vero, lo ripeto: dobbiamo fare abbastanza in fretta.
Ma è altrettanto vero che, dalle nostre parti, si discute invano di questi argomenti da quasi 40 anni. Mi riferisco sia alla VePa che alla PaTreVe. Addirittura, nel 2001, gli allora sindaci di Padova, Treviso e Venezia (Giustina Destro, Giancarlo Gentilini e Paolo Costa, ndr) annunciarono in pompa magna di aver raggiunto un accordo trasversale. Poi però tutto finì nel nulla. Adesso invece - dice ancora il sindaco - il tempo dei dibattiti e dei convegni è finito. Bisogna fare una scelta: provare ad andare con Venezia, che a prescindere sarà comunque Città metropolitana dal primo gennaio 2014, e giocare un ruolo da protagonisti in un’area che già esiste dal punto di vista geografico, economico, sociale e culturale; oppure - conclude Zanonato - fonderci con Treviso e formare una provincia con poteri ridotti rispetto a quelli attuali ». Dai banchi dell’opposizione (Pdl, Lega, Udc e Lista Marin), tanti rilanciano la proposta di un referendum consultivo: «Non posso pensare che il sindaco abbia paura di ascoltare il parere dei padovani - attacca Marco Marin (Pdl) - O, forse, avete proprio il timore che la stragrande maggioranza dei cittadini preferisca che Padova resti la capitale del Nordest piuttosto che venga inglobata da Venezia?
E, a proposito, lo sapete che a Venezia i servizi pubblici costano praticamente il doppio rispetto a Padova? E che la futura Città metropolitana di Venezia, cioè l’attuale Provincia di Venezia, ha debiti per 528 milioni di euro?». Tra il pubblico, ci sono anche il deputato leghista ed ex sindaco di Cittadella Massimo Bitonci e il segretario provinciale del Carroccio Roberto Marcato: «Che fine faranno gli altri 103 comuni padovani? - chiede il consigliere padano Mario Venuleo - E’ vero che, all’ultima conta, soltanto 15 si sono detti favorevoli a passare con Venezia? E tutti gli altri?». Un interrogativo cui, al momento, non è possibile rispondere.

Davide D’Attino

Il Gazzettino

Nuove province, il Consiglio smentisce
il governo: vogliamo stare con Venezia

Approvato il passaggio alla città metropolitana: 22 favorevoli
e 11 contrari. Bocciato referendum proposto dal centrodestra


 

PADOVA - Padova ha detto sì: ieri sera il Consiglio comunale ha approvato la delibera con cui la città chiede ufficialmente di entrare a far parte della Città metropolitana di Venezia. Il via libera è stato sancito dalla maggioranza di centro sinistra con 22 voti favorevoli, 11 contrari e due "non votanti".

Stop, invece, al referendum sostenuto dal centrodestra (11 i sì, 22 i no, un non votante), che però, come ha annunciato il segretario cittadino del Pdl Marco Marin, organizzerà ugualmente nei prossimi giorni una consultazione autogestita. Per il sindaco Flavio Zanonato si tratta invece di "una grande opportunità". Ma è stato un consiglio comunale-fiume, finito a tarda ora anche se già dal pomeriggio si cominciava a defilare il risultato.

«L'idea - ha ricordato il primo cittadino - era nata trent’anni fa e 11 anni fa gli allora sindaci Giustina Destro, Paolo Costa e Giancarlo Gentilini avevano firmato un accordo per far nascere la Pa.Tre.Ve. Di fatto la Città Metropolitana già esiste: si tratta di un’area vasta e confinante, legata da rapporti economici, culturali e da sistemi di mobilità che si influenzano a vicenda».

E un giudizio sull’opposizione Zanonato lo lancia via Twitter e lo riserva al segretario cittadino del Pdl Marco Marin che nel suo intervento aveva messo a confronto i dati della Provincia di Treviso con quelli di Venezia. «Marin con numeri insignificanti, non sa di cosa si sta parlando. Crede che sia meglio andare con Treviso perché diventiamo capoluogo». Marin che ha comunque insistito nel voler continuare la consultazione popolare.

Il percorso che potrebbe portare ad una città metropolitana allargata ha subito un’accelerata negli ultimi mesi. Il 6 luglio è stato varato il decreto che istituisce le città metropolitane e sopprime le province del relativo territorio".

In Veneto si salvano Verona, Vicenza e Venezia in quanto città metropolitana (entra in funzione dal primo gennaio 2014). Saltano le altre. Gli Enti locali hanno tempo fino al 31 ottobre per inviare a Roma richieste di modifica. Ma entra in gioco il consiglio regionale che decide di chiedere che venga lasciato tutto così com’è: restano le province di Padova, Treviso, Verona, Vicenza, Belluno e Rovigo, oltre naturalmente a Venezia trasformata in città metropolitana.

Il Comune di Padova annuncia di aderire alla Città metropolitana di Venezia. Altri tre Comuni la seguono: Cadoneghe, Abano e Montegrotto Terme. Nei giorni seguenti i consigli comunali votano a favore del passaggio alla "Grande Venezia". Idem Rubano, Villanova, Massanzango, Trebaseleghe. Anche Treviso si dirà favorevole ad un percorso a tre verso la PaTreVe, progetto risalente agli anni ’90. A questo punto mancava solo il capoluogo.

Ma i giochi non sono ancora fermi. Il governo rende note le sue decisioni: il Veneto passa da 7 a 5 province: restano solo Vicenza, che rispettava i parametri, e Belluno, salvata per la sua "specificità"; la provincia di Treviso viene accorpata con Padova e Rovigo con Verona; poi c’è la città metropolitana di Venezia. Il ministro Patroni Griffi però fa sapere: «Se dal territorio verranno proposte differenti o nuove, proposte condivise dalle istituzioni locali e soprattutto che sappiano guadagnarsi la maggioranza parlamentare, il governo non ha alcuna preclusione». Ieri (forse) l’ultimo atto. (r.n.e.)
Martedì 20 Novembre 2012 

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